5 anni fa
http://archiviostorico.corriere.it/2009 ... 6106.shtml
Il personaggio Dopo un anno di gavetta, gioca e segna nell' Az Alkmaar che domina il campionato olandese
Pellé cresce alla scuola di Van Gaal
«Non mi ha ancora fatto tirare un rigore, ha paura che faccia il cucchiaio» «Non concepisce uno stop sbagliato. Con lui devi sempre dare il 100% e lavorare per migliorarti giorno dopo giorno»
MILANO - «Io il Balotelli di Van Gaal? Mi sta bene, ma solo dal punto di vista tecnico. Perché sono un tipo molto tranquillo: mi arrabbio solo con me stesso...». Graziano Pellé gioca e segna (sabato scorso la prima doppietta) nell' Az Alkmaar, capolista del campionato olandese avviata verso il titolo con 9 punti di vantaggio sul Twente. Da un anno e mezzo quindi questo corazziere 23enne (193 centimetri per 92 chili) di San Cesario (Lecce) è alla corte di uno dei grandi santoni del calcio europeo: Louis Van Gaal, 57 anni, ha vinto con Ajax e Barcellona 12 trofei, tra cui 5 campionati, una Champions e una Coppa Intercontinentale. «Un semplice stop sbagliato per lui è una cosa inconcepibile - racconta Graziano, voluto personalmente dal tecnico olandese nell' estate 2007 -. E se capita ti riprende davanti a tutti. Questo succedeva soprattutto all' inizio perché lui voleva farmi capire la sua mentalità: bisogna dare il 100% e cercare sempre di migliorare. Adattarsi non è stato facile, perché qui è tutto diverso a cominciare dall' allenamento, più breve che in Italia, ma molto più intenso. Si va sempre a tremila e non c' è mai un attimo di sosta: Van Gaal è uno che pretende molto». Anche Pellé, acquistato dal Lecce per 7 milioni dalla ricchissima società del banchiere Dirk Scheringa, è uno che non si accontenta: «Quando sono arrivato qui, sapevo poche parole d' inglese. Ora lo parlo bene, me la cavo con lo spagnolo e capisco anche un po' l' olandese. L' anno scorso ho giocato poco, ma un anno di adattamento e di sofferenza l' avevo già messo in conto. C' è stata più volte l' occasione di tornare in Italia ma qui ho la prospettiva di fare la Champions e di crescere ancora. E poi non volevo mollare alla prima difficoltà». Il carisma di Van Gaal però sta plasmando Pellé, che non è più solo quello del rigore calciato «a cucchiaio» nello spareggio per andare a Pechino contro il Portogallo nell' Europeo 2007, giocato proprio in Olanda. «No, un rigore in quel modo con Van Gaal in panchina non l' ho ancora tirato. Ma il coraggio non mi manca. Piuttosto è lui che preferisce non farmi calciare: ha detto che lo spavento, perché sono matto...». Anche i metodi e i modi del tecnico olandese se è per questo incutono un po' di timore, come quelli di Mourinho: «Van Gaal pretende rispetto e sembra molto duro, ma con il passare del tempo magari sa esprimere più affetto di altri tecnici. Ogni tanto ad esempio è capitato che io mi comportassi ' ' all' italiana' ' : uscivo di testa per un gol mancato o per un fallo durante una partitella. Lui mi riprendeva e mi richiamava nello spogliatoio da solo, spiegandomi che non devo mai mancare di rispetto ai compagni e a me stesso. Per farmelo capire meglio mi ha fatto vedere il dispendio di energie attraverso il cardio-frequenzimetro (

). Quando mi arrabbio, il battito cardiaco si accelera e io mi muovo di meno: lui vuole che io usi queste energie in maniera diversa. Van Gaal è una persona davvero molto competente e sento che con lui sto maturando molto, anche tatticamente: mi punzecchia sempre perché dice che se voglio esaltare al meglio le mie doti devo restare negli ultimi 16 metri». Così cresce dunque un giovane italiano all' estero, alle prese con un maestro, ma anche con gli stereotipi e i pregiudizi: «Noi italiani siamo considerati arroganti e trafficoni: i miei compagni all' inizio pensavano che li considerassi inferiori e anche i giornali non mi perdonavano nulla. Poi mi sono fatto voler bene, grazie anche all' educazione e al rispetto. Qui i giocatori sono tutti uguali: si mangia assieme e ognuno sparecchia il suo posto, si porta l' acqua in campo e il borsone dell' allenamento: io mi dimenticavo sempre la borraccia...». Un po' caserma, un po' scuola calcio, l' Az di Van Gaal ha un' altra regola particolare: «Le esultanze - spiega Pellé - devono essere di gruppo, mai individuali. Ma l' altro giorno un passo di samba dopo il secondo gol sono riuscito comunque a farlo...». Non a caso: «A 12 anni sono stato campione italiano di ballo latino americano» (

). Il prossimo passo di danza allora sarà per un «cucchiaio», con Van Gaal in panchina che sgrana gli occhi: «Affare fatto: magari contro l' Ajax all' Amsterdam ArenA. Io segno, vinciamo il campionato e andiamo in Champions».