La Coppa Rimet raccontata - Cile '62
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
3 - Iniziano le ostilità.
Ostilità nel senso di tenzoni sul campo; ma ostilità anche in senso di territorio ostile
L'Italia viene sorteggiata in un girone, a Santiago, dove sono presenti padroni di casa, la Germania e la Svizzera.
Non facile, visto che la Germania è un osso duro ed i padroni di casa verranno prevedibilmente "aiutati" a passare il turno.
Il primo incontro è contro la Germania, e credo -ma verifico- che questo sia il primo incontro tra le due squadre leader del calcio europeo, in un ambito di campionato del mondo.
A memoria:
Italia Germania 62 0-0
Italia Germania 70 4-3
Italia Germania 78 0-0
Italia Germania 82 3-1
Italia Germania 2006 2-0
La partita finisce a reti inviolate, e quindi ci obbliga a dover fare risultato contro il Cile, per non essere eliminati.
La seconda partita è proprio contro i padroni di casa, la cosidetta battaglia di Santiago.
Che si apre con clima molto ostile versi i giocatori italiani, nonostante i mazzi di fiori che gli azzurri gettano sugli spalti per "arruffianarsi" un minimo il pubblico.
La partita fu a tinte molto forti, da subito i cileni giocano un calcio intimidatorio, tollerato dal'arbitro Aston: Maschio (argentino oriundo) viene colpito al volto da un pugno e gioca tutta la partita menomato, ma non esce.
Ripetuti falli cileni vengono non visti dall'arbitro oppure tollerati come falli di gioco.
L'Italia rimane presto in 9, per le espulsioni di David e Ferrini, questa appena al 7 minuto per reazione, come quella di David.
Verso la fine delle ostilità, il Cile fa un uno-due che consegna la partita ai giocatori sudamericani, e con questa il passaggio del turno.
A nulla serve la vittoria netta contro la Svizzera, l'Italia torna mestamente a casa.
Tutto il mondo neutrale ritenne vergognosa la prestazione dell'arbitro, che permise il gioco intimidatorio del Cile, ma c'è da dire che anche i nostri non scherzarono, seppur solo come reazione al gioco troppo violento dei padroni di casa.
Ma il periodo 1950/66 rappresenta il fondo del barile italiano ai mondiali, senza alcun dubbio; da molti dovuto all'uso degli oriuendi, ma lo approfondiremo più avanti.
Ostilità nel senso di tenzoni sul campo; ma ostilità anche in senso di territorio ostile
L'Italia viene sorteggiata in un girone, a Santiago, dove sono presenti padroni di casa, la Germania e la Svizzera.
Non facile, visto che la Germania è un osso duro ed i padroni di casa verranno prevedibilmente "aiutati" a passare il turno.
Il primo incontro è contro la Germania, e credo -ma verifico- che questo sia il primo incontro tra le due squadre leader del calcio europeo, in un ambito di campionato del mondo.
A memoria:
Italia Germania 62 0-0
Italia Germania 70 4-3
Italia Germania 78 0-0
Italia Germania 82 3-1
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La partita finisce a reti inviolate, e quindi ci obbliga a dover fare risultato contro il Cile, per non essere eliminati.
La seconda partita è proprio contro i padroni di casa, la cosidetta battaglia di Santiago.
Che si apre con clima molto ostile versi i giocatori italiani, nonostante i mazzi di fiori che gli azzurri gettano sugli spalti per "arruffianarsi" un minimo il pubblico.
La partita fu a tinte molto forti, da subito i cileni giocano un calcio intimidatorio, tollerato dal'arbitro Aston: Maschio (argentino oriundo) viene colpito al volto da un pugno e gioca tutta la partita menomato, ma non esce.
Ripetuti falli cileni vengono non visti dall'arbitro oppure tollerati come falli di gioco.
L'Italia rimane presto in 9, per le espulsioni di David e Ferrini, questa appena al 7 minuto per reazione, come quella di David.
Verso la fine delle ostilità, il Cile fa un uno-due che consegna la partita ai giocatori sudamericani, e con questa il passaggio del turno.
A nulla serve la vittoria netta contro la Svizzera, l'Italia torna mestamente a casa.
Tutto il mondo neutrale ritenne vergognosa la prestazione dell'arbitro, che permise il gioco intimidatorio del Cile, ma c'è da dire che anche i nostri non scherzarono, seppur solo come reazione al gioco troppo violento dei padroni di casa.
Ma il periodo 1950/66 rappresenta il fondo del barile italiano ai mondiali, senza alcun dubbio; da molti dovuto all'uso degli oriuendi, ma lo approfondiremo più avanti.
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
Allucinante che si permise la presenza di tutti quegli oriundi, poi Altafini campione del Mondo col Brasile del '58 che gioca l'edizione dopo con l'Italia è veramente ridicola come cosa.
“You know, boring i think is 10 years without a title. That's very boring. You support the club and you're waiting, waiting, waiting for so many years without a title, so that's very boring.” (JM)
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
sugli oriundi , forse è il caso veramente di spendere due parole...non adesso però 

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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
4 - Gli oriundi, parte prima
Dopo i mondiali deludenti del 1950 e del 1954, in cui l'Italia è di fatto solo una comparsa, la federazione italiana decide di aprire agli oriundi.
Tutto nasce dalla tragedia di Superga, che priva la squadra dell'ossatura della nazionale, che probabilmente avrebbe fatto ben altro risultato ai mondiali del 1950.
Ma tant'è, gli oriundi rappresentano il mezzo, si pensava, per poter rialzare la cresta dopo i fasti degli anni 30. Come se il tempo non passasse.
Già con i mondiali del 1958, molto calciatori del Sudamerica vennero naturalizzati, onde permettere la loro affiliazione alla nazionale con status di oriundo.
E nella tragica partita di Belfast che costò all'Italia, a gennaio del 1958, l'onta della non partecipazione al mondiale svedese, ben 4 sono gli oriundi, e che nomi: Schiaffino e Ghiggia...si, loro, gli eroi del Maracanazo, e poi Montuori, argentino e Da Costa, brasiliano. Ma Schiaffino ha 33 anni e Ghiggia 32...l'ora di Rio è passata.
Si pensa che fuoriclasse o ottimi giocatori, messi in campo alla rinfusa possano portare l'Italia alla facile vittoria.
Non è così, non esisteva pianificazione, l'Italia del primo dopoguerra non aveva avuto i mezzi per tornare ai fasti calcistici, troppa distruzione, troppa povertà, troppe scuole calcio chiuse, la base non c'era; e poi...e poi Superga.
Anche nel 1962, in Cile, l'Italia porta nomi importanti, come già detto; Altafini campione 4 anni prima col Brasile di Pele, e poi Omar Sivori, Maschio e Sormani, quest'ultimo presente anche 2 anni dopo nella disfatta di Mosca, per gli europei...nomi che hanno fatto la storia del calcio in Italia, ma non del calcio italiano.
E 4 anni dopo in Inghilterra, la lezione venne imparata; ma ormai era tardi, avevamo perso anni dietro talenti e campioni, che però non erano realmente italiani, e probabilmente poco avevano a cuore le sorti del calcio azzurro; mentre molto quello dei ricchi club italiani, soprattutto quelli all'ombra della Madonnina, che nella metà degli anni sessanta domineranno l'Europa; ma la base non era cresciuta.
Si era rimasti, a mio avviso, con il ricordo di Luisito Monti, argentino che perse contro l'Uruguay la finale del 1930, ma che poi vinse con l'Italia quella del 1934...ma non è sempre così che vanno le cose.
Dopo i mondiali deludenti del 1950 e del 1954, in cui l'Italia è di fatto solo una comparsa, la federazione italiana decide di aprire agli oriundi.
Tutto nasce dalla tragedia di Superga, che priva la squadra dell'ossatura della nazionale, che probabilmente avrebbe fatto ben altro risultato ai mondiali del 1950.
Ma tant'è, gli oriundi rappresentano il mezzo, si pensava, per poter rialzare la cresta dopo i fasti degli anni 30. Come se il tempo non passasse.
Già con i mondiali del 1958, molto calciatori del Sudamerica vennero naturalizzati, onde permettere la loro affiliazione alla nazionale con status di oriundo.
E nella tragica partita di Belfast che costò all'Italia, a gennaio del 1958, l'onta della non partecipazione al mondiale svedese, ben 4 sono gli oriundi, e che nomi: Schiaffino e Ghiggia...si, loro, gli eroi del Maracanazo, e poi Montuori, argentino e Da Costa, brasiliano. Ma Schiaffino ha 33 anni e Ghiggia 32...l'ora di Rio è passata.
Si pensa che fuoriclasse o ottimi giocatori, messi in campo alla rinfusa possano portare l'Italia alla facile vittoria.
Non è così, non esisteva pianificazione, l'Italia del primo dopoguerra non aveva avuto i mezzi per tornare ai fasti calcistici, troppa distruzione, troppa povertà, troppe scuole calcio chiuse, la base non c'era; e poi...e poi Superga.
Anche nel 1962, in Cile, l'Italia porta nomi importanti, come già detto; Altafini campione 4 anni prima col Brasile di Pele, e poi Omar Sivori, Maschio e Sormani, quest'ultimo presente anche 2 anni dopo nella disfatta di Mosca, per gli europei...nomi che hanno fatto la storia del calcio in Italia, ma non del calcio italiano.
E 4 anni dopo in Inghilterra, la lezione venne imparata; ma ormai era tardi, avevamo perso anni dietro talenti e campioni, che però non erano realmente italiani, e probabilmente poco avevano a cuore le sorti del calcio azzurro; mentre molto quello dei ricchi club italiani, soprattutto quelli all'ombra della Madonnina, che nella metà degli anni sessanta domineranno l'Europa; ma la base non era cresciuta.
Si era rimasti, a mio avviso, con il ricordo di Luisito Monti, argentino che perse contro l'Uruguay la finale del 1930, ma che poi vinse con l'Italia quella del 1934...ma non è sempre così che vanno le cose.
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
5 - Gli oriundi, parte seconda
In effetti, in quel periodo, le squadre italiane furono obbligate a potenziarsi, per poter vincere.
Alcune realtà europee come il Real, avevano in squadra fior di campioni; alcuni stranieri, come Kopa, altri naturalizzati, come Santamaria, Domiguez e due personaggi del calibro di Puskas e Di Stefano , che sono nella mia personalissima classifica, quarto e quinto di sempre.
Poi c'era il Benfica di Bela Guttman, che naturalizzava angolani e brasiliani, anche Eusebio.
Per cui le squadre italiane dovettero pescare gli Schiaffino, gli Altafini, Sivori, i Maschio...i cui servizi potevano esser utili anche alla nazionale.
Un conto, però è integrare tutti i giorni tali campioni nei club, in conto metterli in un contesto nazionale, dove si vedevano di rado, e con selezionatori che non erano poi i Vittorio Pozzo della situazione, col polso fermo.
Racconta Boniperti che nel 1954, allenatore dell'Italia era Cszeiler, ma la formazione la dettavano Piola e Schiavio che lo affiancavano...era iniziato un periodo di confusione, di cui il fenomeno oriundi era solo la punta dell'iceberg.
Ci sono sempre stati i clan, tra romani, torinesi e milanesi...e ci saranno sempre, nell'Italia dei comuni; aggiungere poi il clan degli argenti e/o brasiliano naturalizzati...non deve esser stato facile.
Ma torniamo al mondiale
In effetti, in quel periodo, le squadre italiane furono obbligate a potenziarsi, per poter vincere.
Alcune realtà europee come il Real, avevano in squadra fior di campioni; alcuni stranieri, come Kopa, altri naturalizzati, come Santamaria, Domiguez e due personaggi del calibro di Puskas e Di Stefano , che sono nella mia personalissima classifica, quarto e quinto di sempre.
Poi c'era il Benfica di Bela Guttman, che naturalizzava angolani e brasiliani, anche Eusebio.
Per cui le squadre italiane dovettero pescare gli Schiaffino, gli Altafini, Sivori, i Maschio...i cui servizi potevano esser utili anche alla nazionale.
Un conto, però è integrare tutti i giorni tali campioni nei club, in conto metterli in un contesto nazionale, dove si vedevano di rado, e con selezionatori che non erano poi i Vittorio Pozzo della situazione, col polso fermo.
Racconta Boniperti che nel 1954, allenatore dell'Italia era Cszeiler, ma la formazione la dettavano Piola e Schiavio che lo affiancavano...era iniziato un periodo di confusione, di cui il fenomeno oriundi era solo la punta dell'iceberg.
Ci sono sempre stati i clan, tra romani, torinesi e milanesi...e ci saranno sempre, nell'Italia dei comuni; aggiungere poi il clan degli argenti e/o brasiliano naturalizzati...non deve esser stato facile.
Ma torniamo al mondiale
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
6 - Damnatio memoriae.
Sarà che questo mondiale è una pagina amara del calcio italiano, e non solo amara, anche brutta.
Sarà che il Brasile fece doppietta, ma era facile pronosticarlo.
Sarà che la finale fu contro una squadra di rango non altissimo.
Sarà che Pele non giocò tutte le partite.
Sarà che la copertura televisiva non fosse sufficiente ancora.
Sarà che il Cile non è ancora oggi considerato al centro del mondo
Ma insomma non è sicuramente il mondiale più ricordato.
Io stesso, se devo fare mente locale sui 5 titoli brasiliani, metto sempre Messico, Svezia, USA, poi dopo Giappone e poi mi devo fermare a ricordare.
Molte volte, questo mondiale viene considerato un clone del precedente, vinto per inerzia, poichè il Brasile aveva imboccato la strada giusta, quella resosi necesaria dopo lo 0-3 contro l'Argentina di Sivori ed Angelillo, che di fatto fece iniziare l'era Feola.
I giornalisti italiani, poi, quando raccontarono il clima ostile in Cile nei confronti dell'Italia (nazione, non solo squadra di calcio) omettono però di raccontare tutta la verità; ovvero che l'orgoglioso popolo andino, orgoglioso come solo i sudamericani sanno essere, erano stati umiliati nella loro miseria, quella storica e quella indotta dal terremoto del '60; da noi, che abbiamo ancora le baracche nel Sannio oggi.
E che poi, la corrida, la mattanza nella battaglia di Santiago, non fu solo da parte cilena, anche gli azzurri non persero un secondo a farsi giustizia da soli e/o iniziare a scalciare gli avversari.
Dimentichiamo questo mondiale, allora fu...
Sarà che questo mondiale è una pagina amara del calcio italiano, e non solo amara, anche brutta.
Sarà che il Brasile fece doppietta, ma era facile pronosticarlo.
Sarà che la finale fu contro una squadra di rango non altissimo.
Sarà che Pele non giocò tutte le partite.
Sarà che la copertura televisiva non fosse sufficiente ancora.
Sarà che il Cile non è ancora oggi considerato al centro del mondo
Ma insomma non è sicuramente il mondiale più ricordato.
Io stesso, se devo fare mente locale sui 5 titoli brasiliani, metto sempre Messico, Svezia, USA, poi dopo Giappone e poi mi devo fermare a ricordare.
Molte volte, questo mondiale viene considerato un clone del precedente, vinto per inerzia, poichè il Brasile aveva imboccato la strada giusta, quella resosi necesaria dopo lo 0-3 contro l'Argentina di Sivori ed Angelillo, che di fatto fece iniziare l'era Feola.
I giornalisti italiani, poi, quando raccontarono il clima ostile in Cile nei confronti dell'Italia (nazione, non solo squadra di calcio) omettono però di raccontare tutta la verità; ovvero che l'orgoglioso popolo andino, orgoglioso come solo i sudamericani sanno essere, erano stati umiliati nella loro miseria, quella storica e quella indotta dal terremoto del '60; da noi, che abbiamo ancora le baracche nel Sannio oggi.
E che poi, la corrida, la mattanza nella battaglia di Santiago, non fu solo da parte cilena, anche gli azzurri non persero un secondo a farsi giustizia da soli e/o iniziare a scalciare gli avversari.
Dimentichiamo questo mondiale, allora fu...
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
7 - Gli altri gironi.
Nel girone che vede l'eliminazione dell' Italia, passano come detto Germania e Cile.
Negli altri tre, i risultati delle sfide vedono le seguenti squadre qualificate:
URSS e Jugoslavia, con eliminazione di Uruguay e Colombia,
Brasile e Cecoslavacchia, con Messico e Spagna eliminate,
Ungheria ed Inghilterra, con eliminazione di Argentina e Bulgaria.
Ben 4 squadre dell'Europa dell'Est, due sudamericane più Germania ed Inghilterra.
D'altronde, due anni prima, nell'europeo francese, le semifinaliste furono proprio URSS, Jugoslavia e Cecoslovacchia, oltre la Francia (con Germania, Italia ed Inghilterra che non parteciparono); niente di strano che questa supermazia europea si proiettasse verso anche una supremazia mondiale.
Queste tre squadre, aggiungendo l'Ungheria, hanno rappresentatto dalla seconda guerra mondiale fino al 1990 dei punti di riferimento del calcio, almeno europeo, raccogliendo però pochissimi titoli e moltissimi piazzamenti:
URSS un titolo europeo (1960) e molti secondi posti: 1964, 1972 e 1988,
Cecoslovacchia un titolo europeo (1976), due secondi posti mondiali (1938 e 1962) ed uno europeo (1996),
Jugoslavia, due secondi posti agli europei, 1960 e 1968,
Ungheria, secondo posto ai mondiali del 1954.
Briciole rispetto a quello che, specialmente le ultime due, avrebbero poturo vincere.
Nel girone che vede l'eliminazione dell' Italia, passano come detto Germania e Cile.
Negli altri tre, i risultati delle sfide vedono le seguenti squadre qualificate:
URSS e Jugoslavia, con eliminazione di Uruguay e Colombia,
Brasile e Cecoslavacchia, con Messico e Spagna eliminate,
Ungheria ed Inghilterra, con eliminazione di Argentina e Bulgaria.
Ben 4 squadre dell'Europa dell'Est, due sudamericane più Germania ed Inghilterra.
D'altronde, due anni prima, nell'europeo francese, le semifinaliste furono proprio URSS, Jugoslavia e Cecoslovacchia, oltre la Francia (con Germania, Italia ed Inghilterra che non parteciparono); niente di strano che questa supermazia europea si proiettasse verso anche una supremazia mondiale.
Queste tre squadre, aggiungendo l'Ungheria, hanno rappresentatto dalla seconda guerra mondiale fino al 1990 dei punti di riferimento del calcio, almeno europeo, raccogliendo però pochissimi titoli e moltissimi piazzamenti:
URSS un titolo europeo (1960) e molti secondi posti: 1964, 1972 e 1988,
Cecoslovacchia un titolo europeo (1976), due secondi posti mondiali (1938 e 1962) ed uno europeo (1996),
Jugoslavia, due secondi posti agli europei, 1960 e 1968,
Ungheria, secondo posto ai mondiali del 1954.
Briciole rispetto a quello che, specialmente le ultime due, avrebbero poturo vincere.
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
daje forza...un po di partecipazione...senno vi lascio a Wikipedia
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
8 - Brasile '62
Visto che si conisce già chi è il colpevole, studiamocelo.
La squadra è praticamente la stessa del 1958, hanno un po' svecchiato l'ambiente, ma di fatto sono loro:
Gilmar, Djalma Santos , Nilton Santos, Zito, Zosimo, Mauro, Garrincha, Didi, Vava, Pele, Zagalo.
Rispetto all'edizione svedese, Zosimo e Mauro sostituiscono i centrali Bellini e Orlando, il resto è la stessa squadra del 1958; ma le cose non sono uguali.
Stavolta non ci sono particolari differenze di formazione tra partite del girone e fase finale, a dimostrazione che nel 58, all'inizio , la squadra era ancora un po sperimentale; no, stavolta la squadra è questa, alla fine scendono in campo solo 12 giocatori.
Il Brasile stenta, soprattutto dopo la partita con il Messico, vittoria ottenuta ancora grazie a Pele; ma nel secondo incontro, i marziani non riescono a superare la Cecoslovacchia che impone loro uno zero a zero e, soprattutto, procurano involonariamente un infortunio a Pele; uno stiramento all'inguine che di fatto lo toglie dai mondiali.
Come farà il Brasile senza Pele?
Nel terzo incontro, decisamente le cose vanno male, Amarildo sostituisce la stella del Santos, ma il Brasile si deve affidare alla classe ed alla ritrovata verve di Garrincha; solo grazie a Mane, il Brasile riesce a rimontare la Spagna, con dentro Puskas ed altri naturalizzati (non Di Stefano, purtroppo), solo nei minuti finali, grazie si ad una doppietta di Amarildo ma soprattutto alle intuizioni geniali di Garrincha.
Passata la grande paura, il Brasile si appresta a disputare il quarto di finale contro i leoni inglesi di Hitchens, Graves e Bobby Charlton.
Visto che si conisce già chi è il colpevole, studiamocelo.
La squadra è praticamente la stessa del 1958, hanno un po' svecchiato l'ambiente, ma di fatto sono loro:
Gilmar, Djalma Santos , Nilton Santos, Zito, Zosimo, Mauro, Garrincha, Didi, Vava, Pele, Zagalo.
Rispetto all'edizione svedese, Zosimo e Mauro sostituiscono i centrali Bellini e Orlando, il resto è la stessa squadra del 1958; ma le cose non sono uguali.
Stavolta non ci sono particolari differenze di formazione tra partite del girone e fase finale, a dimostrazione che nel 58, all'inizio , la squadra era ancora un po sperimentale; no, stavolta la squadra è questa, alla fine scendono in campo solo 12 giocatori.
Il Brasile stenta, soprattutto dopo la partita con il Messico, vittoria ottenuta ancora grazie a Pele; ma nel secondo incontro, i marziani non riescono a superare la Cecoslovacchia che impone loro uno zero a zero e, soprattutto, procurano involonariamente un infortunio a Pele; uno stiramento all'inguine che di fatto lo toglie dai mondiali.
Come farà il Brasile senza Pele?
Nel terzo incontro, decisamente le cose vanno male, Amarildo sostituisce la stella del Santos, ma il Brasile si deve affidare alla classe ed alla ritrovata verve di Garrincha; solo grazie a Mane, il Brasile riesce a rimontare la Spagna, con dentro Puskas ed altri naturalizzati (non Di Stefano, purtroppo), solo nei minuti finali, grazie si ad una doppietta di Amarildo ma soprattutto alle intuizioni geniali di Garrincha.
Passata la grande paura, il Brasile si appresta a disputare il quarto di finale contro i leoni inglesi di Hitchens, Graves e Bobby Charlton.
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
9 - Quarterfinals
Il Cile fa fuori l'URSS, bravi soprattutto a segnare il 2 a 1 finale due minuti dopo il momentaneo pareggio dei sovietici: i sovietici avevano imparato la lezione tedesca, avevano affrontato il Cile sul piano del gioco, meno su quello dell'aggressività: alla Germania era andata bene, gli uomini di Mosca tornano a casa.
Tornando alla battaglia di Santiago, se solo l'Italia avesse confermato la formazione del primo incontro cn la Germania, fatta di giocatori che giocavano, invece di snaturarla in una squadra pronta allo scontro fisico, forse col Cile non avremmo perso.
La Cecoslovacchia batte l'Ungheria di Florian Albert, 1 a 0 con gol di Scherer.
La Jugoslavia batte la Germania, sempre per 1 a 0.
Ed infine, il Brasile di Garrincha supera l'Inghilterra con un rotondo 3 a 1: sempre il folletto della fascia destra a spianare la strada alla Selecao, sia per i gol che per gli assist ai compagni.
Ci si aprresta a vedere se la squadra di casa sia in grado di formare i marziani, privi del loro pilota, e chi tra le due squadre dell'est europa, Cecoslovacchia e Jugoslavia, si giocherà il titolo di campione del mondo.
Il Cile fa fuori l'URSS, bravi soprattutto a segnare il 2 a 1 finale due minuti dopo il momentaneo pareggio dei sovietici: i sovietici avevano imparato la lezione tedesca, avevano affrontato il Cile sul piano del gioco, meno su quello dell'aggressività: alla Germania era andata bene, gli uomini di Mosca tornano a casa.
Tornando alla battaglia di Santiago, se solo l'Italia avesse confermato la formazione del primo incontro cn la Germania, fatta di giocatori che giocavano, invece di snaturarla in una squadra pronta allo scontro fisico, forse col Cile non avremmo perso.
La Cecoslovacchia batte l'Ungheria di Florian Albert, 1 a 0 con gol di Scherer.
La Jugoslavia batte la Germania, sempre per 1 a 0.
Ed infine, il Brasile di Garrincha supera l'Inghilterra con un rotondo 3 a 1: sempre il folletto della fascia destra a spianare la strada alla Selecao, sia per i gol che per gli assist ai compagni.
Ci si aprresta a vedere se la squadra di casa sia in grado di formare i marziani, privi del loro pilota, e chi tra le due squadre dell'est europa, Cecoslovacchia e Jugoslavia, si giocherà il titolo di campione del mondo.
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
tutti in trepidante attesa della finale, eh!
-
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
Garrincha ha vinto questo Mondiale quase da solo...
La squadra brasiliana era troppo vecchia, gente come Zagallo, Nilton Santos, Mauro, Djalma Santos, Zito ecc erano gia veterani
La squadra brasiliana era troppo vecchia, gente come Zagallo, Nilton Santos, Mauro, Djalma Santos, Zito ecc erano gia veterani
nakata ha scritto:certo fa ride che dopo 3 minuti di video di paredes si grida al fenomeno e poi "lo voglio vedé neymar in europa".
-
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
Garrincha ha vinto questo Mondiale quase da solo...
La squadra brasiliana era troppo vecchia, gente come Zagallo, Nilton Santos, Mauro, Djalma Santos, Zito ecc erano gia veterani
La squadra brasiliana era troppo vecchia, gente come Zagallo, Nilton Santos, Mauro, Djalma Santos, Zito ecc erano gia veterani
nakata ha scritto:certo fa ride che dopo 3 minuti di video di paredes si grida al fenomeno e poi "lo voglio vedé neymar in europa".
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
10 - Atti finali, parte prima.
La Cecoslovacchia batte la Jugoslavia e si qualifica per la finalissima di Santiago, con doppietta di Scherer nei minuti finali.
Seconda finale della storia mondiale della squadra di Praga, dopo quella di Roma, con la sfortuna di averle disputate contro squadre che dovevano vincere.
Dall'altra parte , il Brasile non si fa sorprendere dai padroni di casa, che vengono eliminati con un rotondo 4 a 2, più netto di quanto dica il risultato finale, mai in discussione.
Ancora Garrincha ed ancora Vava siglano il poker verdeoro.
Il rullo compressore, la squadra di marziani sembra avere ritrovato la serenità e le capacità che avevano esaltato il mondo 4 anni prima, probabilmente avevano solo trovato la sicurezza interiore di essere comunque forti, anche senza Pelé.
Garrincha si fa anche espellere, per reazione dopo l'ennesimo calcione rimediato dai difensori cileni; proprio perché provocato, non viene squalificato per la finalissima...oggi sarebbe impensabile.
Ma era scritto che la Selecao avrebbe fatto il bis.
La Cecoslovacchia batte la Jugoslavia e si qualifica per la finalissima di Santiago, con doppietta di Scherer nei minuti finali.
Seconda finale della storia mondiale della squadra di Praga, dopo quella di Roma, con la sfortuna di averle disputate contro squadre che dovevano vincere.
Dall'altra parte , il Brasile non si fa sorprendere dai padroni di casa, che vengono eliminati con un rotondo 4 a 2, più netto di quanto dica il risultato finale, mai in discussione.
Ancora Garrincha ed ancora Vava siglano il poker verdeoro.
Il rullo compressore, la squadra di marziani sembra avere ritrovato la serenità e le capacità che avevano esaltato il mondo 4 anni prima, probabilmente avevano solo trovato la sicurezza interiore di essere comunque forti, anche senza Pelé.
Garrincha si fa anche espellere, per reazione dopo l'ennesimo calcione rimediato dai difensori cileni; proprio perché provocato, non viene squalificato per la finalissima...oggi sarebbe impensabile.
Ma era scritto che la Selecao avrebbe fatto il bis.
- pisodinosauro
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Re: La Coppa Rimet raccontata, l'era dei marziani - Cile 62
11 - Atti finali, parte seconda.
A Santiago del Cile va di scena la finalissima della 7a edizione della Coppa Rimet, a contendersela i favoritissimi del Brasile, contro la squadra della Cecoslovacchia, di Masopust e Scherer.
Questa finale sancisce la definitiva supremazia del calcio Brasiliano nel mondo, in quanto realizza ancora una volta la capacità di vincere della Selecao, che non è più la squadra di fenomenali funamboli, senza concretezza e metodo, come nel 1950.
Eppure, il Brasile ha sempre bisogno di essere messo in difficoltà; la Cecoslovacchia aveva già incontrato e pareggiato nel gironcino con la squadra brasiliana, e aveva potuto studiarla.
Va in vantaggio la squadra centroeuropea, con un gol di Masopust; stavolta, ai brasiliani, i ricordi, gli incubi del maracanazo, neanche affiorano alla mente.
Il 3 a 1 finale stabilisce la supremazia del calcio verdeoro; Garrincha sta male, sia per i calci subiti dai cileni nella semifinale, sia per l'influenza che il freddo inverno andino gli aveva portato; inoltre gli fanno una marcatura speciale che lo annulla, di fatto, dal gioco.
E neanche Pelè, che in parte si era ripreso dall'infortunio, viene ritenuto abile per poter giocare.
Ci pensano, allora Amarildo, Zito e Vava a zittire le velleità dei boemi...
Ancora una volta, l'astronave dei marziani saluta, ma stavolta a differenza della Svezia deve salpare, sono eroi stanchi e logori, alcuni a fine carriera; finisce un ciclo, ma non un'era.
I marziani torneranno per chiudere l'era dei loro trionfi, ma non subito.
A Londra, sede della manifestazione successiva, l'astronave a malapena riesce a metter piede...
A Santiago del Cile va di scena la finalissima della 7a edizione della Coppa Rimet, a contendersela i favoritissimi del Brasile, contro la squadra della Cecoslovacchia, di Masopust e Scherer.
Questa finale sancisce la definitiva supremazia del calcio Brasiliano nel mondo, in quanto realizza ancora una volta la capacità di vincere della Selecao, che non è più la squadra di fenomenali funamboli, senza concretezza e metodo, come nel 1950.
Eppure, il Brasile ha sempre bisogno di essere messo in difficoltà; la Cecoslovacchia aveva già incontrato e pareggiato nel gironcino con la squadra brasiliana, e aveva potuto studiarla.
Va in vantaggio la squadra centroeuropea, con un gol di Masopust; stavolta, ai brasiliani, i ricordi, gli incubi del maracanazo, neanche affiorano alla mente.
Il 3 a 1 finale stabilisce la supremazia del calcio verdeoro; Garrincha sta male, sia per i calci subiti dai cileni nella semifinale, sia per l'influenza che il freddo inverno andino gli aveva portato; inoltre gli fanno una marcatura speciale che lo annulla, di fatto, dal gioco.
E neanche Pelè, che in parte si era ripreso dall'infortunio, viene ritenuto abile per poter giocare.
Ci pensano, allora Amarildo, Zito e Vava a zittire le velleità dei boemi...
Ancora una volta, l'astronave dei marziani saluta, ma stavolta a differenza della Svezia deve salpare, sono eroi stanchi e logori, alcuni a fine carriera; finisce un ciclo, ma non un'era.
I marziani torneranno per chiudere l'era dei loro trionfi, ma non subito.
A Londra, sede della manifestazione successiva, l'astronave a malapena riesce a metter piede...