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"Francesco, qualsiasi cosa accada ricordati che sei il più forte"
- Fulvio Bernardini
Francesco Rocca nasce come grande appassionato di calcio, ma soprattutto come grande tifoso della Roma. Era ancora un bambino quando rincorreva il pullman della squadra giallorossa per strappare un autografo a quelli che erano i suoi idoli, quando in autostop partiva da San Vito Romano per raggiungere l’Olimpico e assistere dagli spalti alle gare della sua squadra del cuore. Quella passione lo spingeva anche a giocare contando su una vitalità, una passione e una velocità che non avevano riscontri nel panorama sportivo italiano. Inizia a tirare calci nel Genazzano e qui, la sua esplosività, viene notata simultaneamente dai più importanti Club italiani, ma anche da piccole società. Fu così che durante un’amichevole tra Genazzano e Bettini Quadraro il presidente del club di Cinecittà, accorso per visionare un centravanti (Ceccobelli…), viene folgorato dal giovane talento e ne acquista il 40% del cartellino. Locatelli, osservatore della Juventus, lo vede più o meno in quei giorni e si muove per portarlo in bianconero prendendo contatto anche con l’interessato. Nel frattempo, però, la Roma rileva il 60% del cartellino di Rocca dal Genazzano. La Juventus tenterà di far suo il futuro nazionale sino al 1971 quando Alvaro Marchini nell’ultimo atto da presidente della Roma, ne rileva l’intera quota legando per sempre Rocca ai colori giallorossi.
Approdato nel settore giovanile della Roma (dove vincerà due titoli di Campione d’Italia Primavera nel 1973 e 1974 e una Coppa Italia Primavera nel 1974), Rocca inizia a strabiliare. Giorgio Rossi, massaggiatore di quell’irripetibile formazione giovanile, ricorda come nelle amichevoli, alla fine del primo tempo, l’avversario diretto di Francesco doveva essere regolarmente sostituito perché non in grado di proseguire.
Anche una volta approdato in prima squadra nel campionato 72/73, la sua prepotenza fisica continua a rimanere di una superiorità disarmante. Il capitano Cordova deve parlare con lui e dirgli francamente: “Se corri così forte, quando arrivi in fondo al campo non trovi più nessuno”. Il 25 marzo 1973, Rocca, a San Siro contro il Milan, debutta in serie A. In un’azione sulla fascia salta tre uomini e poi subisce un tentativo di chiusura da parte di Benetti, che si avventa su di lui con la consueta veemenza. Benetti perse il contrasto e dagli spalti di San Siro si alzò un brusio di stupore.
Rocca era così arrivato a illuminare il calcio italiano. Quando il 20 novembre 1974 Fulvio Bernardini lo fece debuttare (in gare ufficiali) in Nazionale contro l’Olanda di Cruijff e Resenbrink, prima di entrare in campo gli disse: “Francesco, qualsiasi cosa accada ricordati che sei il più forte”. “Entrai in campo – ricorda Rocca – che mi sentivo un leone”. Un leone che ha scritto la storia della Roma.
"Ho provato una sensazione di stupore, vista la brevità del mio passaggio alla Roma. Altri hanno giocato anche 10 o 15 anni, io molto meno. Sono rimasto piacevolmente colpito e davvero provo orgoglio e gioia nell’intimo del mio cuore. Me ne viene ridato un pezzo, di questo mio cuore. Ora aspetto di tornare allo stadio per riabbracciare i tifosi, un’emozione che non provo da quasi 37 anni”.
- Francesco Rocca
- Fulvio Bernardini
Francesco Rocca nasce come grande appassionato di calcio, ma soprattutto come grande tifoso della Roma. Era ancora un bambino quando rincorreva il pullman della squadra giallorossa per strappare un autografo a quelli che erano i suoi idoli, quando in autostop partiva da San Vito Romano per raggiungere l’Olimpico e assistere dagli spalti alle gare della sua squadra del cuore. Quella passione lo spingeva anche a giocare contando su una vitalità, una passione e una velocità che non avevano riscontri nel panorama sportivo italiano. Inizia a tirare calci nel Genazzano e qui, la sua esplosività, viene notata simultaneamente dai più importanti Club italiani, ma anche da piccole società. Fu così che durante un’amichevole tra Genazzano e Bettini Quadraro il presidente del club di Cinecittà, accorso per visionare un centravanti (Ceccobelli…), viene folgorato dal giovane talento e ne acquista il 40% del cartellino. Locatelli, osservatore della Juventus, lo vede più o meno in quei giorni e si muove per portarlo in bianconero prendendo contatto anche con l’interessato. Nel frattempo, però, la Roma rileva il 60% del cartellino di Rocca dal Genazzano. La Juventus tenterà di far suo il futuro nazionale sino al 1971 quando Alvaro Marchini nell’ultimo atto da presidente della Roma, ne rileva l’intera quota legando per sempre Rocca ai colori giallorossi.
Approdato nel settore giovanile della Roma (dove vincerà due titoli di Campione d’Italia Primavera nel 1973 e 1974 e una Coppa Italia Primavera nel 1974), Rocca inizia a strabiliare. Giorgio Rossi, massaggiatore di quell’irripetibile formazione giovanile, ricorda come nelle amichevoli, alla fine del primo tempo, l’avversario diretto di Francesco doveva essere regolarmente sostituito perché non in grado di proseguire.
Anche una volta approdato in prima squadra nel campionato 72/73, la sua prepotenza fisica continua a rimanere di una superiorità disarmante. Il capitano Cordova deve parlare con lui e dirgli francamente: “Se corri così forte, quando arrivi in fondo al campo non trovi più nessuno”. Il 25 marzo 1973, Rocca, a San Siro contro il Milan, debutta in serie A. In un’azione sulla fascia salta tre uomini e poi subisce un tentativo di chiusura da parte di Benetti, che si avventa su di lui con la consueta veemenza. Benetti perse il contrasto e dagli spalti di San Siro si alzò un brusio di stupore.
Rocca era così arrivato a illuminare il calcio italiano. Quando il 20 novembre 1974 Fulvio Bernardini lo fece debuttare (in gare ufficiali) in Nazionale contro l’Olanda di Cruijff e Resenbrink, prima di entrare in campo gli disse: “Francesco, qualsiasi cosa accada ricordati che sei il più forte”. “Entrai in campo – ricorda Rocca – che mi sentivo un leone”. Un leone che ha scritto la storia della Roma.
"Ho provato una sensazione di stupore, vista la brevità del mio passaggio alla Roma. Altri hanno giocato anche 10 o 15 anni, io molto meno. Sono rimasto piacevolmente colpito e davvero provo orgoglio e gioia nell’intimo del mio cuore. Me ne viene ridato un pezzo, di questo mio cuore. Ora aspetto di tornare allo stadio per riabbracciare i tifosi, un’emozione che non provo da quasi 37 anni”.
- Francesco Rocca