[Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Romanice loqui e passa la paura
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Si ok, bella lezione...oswald ha scritto: Non rileva la dimensione temporale, lingue e dialetti si evolvono restando all'interno dello stesso continuum.
Non esiste una differenza semantica tra dialetto romano e romanesco, anzi quest'ultimo è il termine, non polisemico, utilizzato in ambito linguistico, tanto che ci sono pubblicazioni e studi su vocabolario e dizionario romanesco a livello accademico. Semmai c'è uno iato tra romanesco e romanaccio come evoluzione imbarbarita del primo, ma riguarda più la cultura del parlato che i canoni della tradizione linguistica. Tra l'altro a Roma lingua e dialetto non sono codici nettamente distinti, ed è naturale e diffusa la presenza di espressioni e lessemi dialettali nel parlato informale italiano, ripresi e codificati anche al di fuori della città.
Per chi vuole approfondire http://www.treccani.it/magazine/lingua_ ... hille.html
Però quello che tu hai postato è letteralmente la prefazione dello stesso Belli che definisce "romanesco" il linguaggio che usa nei suoi sonetti...
Ora, o ti sei distratto ed hai citato un riferimento sbagliato oppure non so cosa volessi dimostrare con quell'esempio...
Quello che ti pare, ma non venirmi a raccontare che come si esprime Marco o chiunque altro nel forum è lo stesso idioma dei sonetti del Belli, perchè sarebbe un insulto alla capacità di discernimento di chiunque...

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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Ancora non mi passa. Lo sai che c'è la VAR, cosa ti dai le pizze.
ASR
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Non serve laurearsi per capire una supercazzola...Lord_Thara ha scritto:sto rivalutando il topic dello stadio, la parte dell'OT politico...per leggere certe supercazzole dovrei laurearmi in lettere... la semantica, lessemi...
Quella di Oswald la si riconosce lontano un miglio...

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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Belli rappresenta un canone, come quello dell'Anonimo romano del trecento, un riferimento letterario laddove non esistono codificazioni precise o tradizioni orali condivise sulla forma del dialetto. Sarebbe bizzarro se asmarco si esprimesse oggi con la struttura metrica e ritmica di un sonetto ottocentesco, ma si iscrive sempre nello stesso continuum del dialetto romanesco. Vale anche per l'italiano corrente e quello arcaico. Non esiste un immaginario dialetto romano da contrapporre al dialetto romanesco e che che si sia sviluppato in modo autonomo e indipendente negli ultimi 150 anni. Se non considerando alcune forme del parlato, che però non hanno la stessa tradizione e dignità linguistica.alectric ha scritto: Si ok, bella lezione...
Però quello che tu hai postato è letteralmente la prefazione dello stesso Belli che definisce "romanesco" il linguaggio che usa nei suoi sonetti...
Ora, o ti sei distratto ed hai citato un riferimento sbagliato oppure non so cosa volessi dimostrare con quell'esempio...
Quello che ti pare, ma non venirmi a raccontare che come si esprime Marco o chiunque altro nel forum è lo stesso idioma dei sonetti del Belli, perchè sarebbe un insulto alla capacità di discernimento di chiunque...
Lord_Thara ha scritto:sto rivalutando il topic dello stadio, la parte dell'OT politico...per leggere certe supercazzole dovrei laurearmi in lettere... la semantica, lessemi...
Dalla stessa distanza si sente il rumore delle mani sugli specchi, ma non è una novità. Basterebbe ammettere, per una volta, di aver scritto una fesseria. In quanto a Lord_Thara, be', non mi stupisce il suo commento visto il livello medio dei suoi interventi.alectric ha scritto: Non serve laurearsi per capire una supercazzola...
Quella di Oswald la si riconosce lontano un miglio...
Ich begriff, daß Menschen zwar zueinander sprechen, aber sich nicht verstehen; daß ihre Worte Stöße sind, die an den Worten der anderen abprallen; daß es keine größere Illusion gibt als die Meinung, Sprache sei ein Mittel der Kommunikation zwischen Menschen.
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
oswald ha scritto:
Dalla stessa distanza si sente il rumore delle mani sugli specchi, ma non è una novità. Basterebbe ammettere, per una volta, di aver scritto una fesseria. In quanto a Lord_Thara, be', non mi stupisce il suo commento visto il livello medio dei suoi interventi.


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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Wonderwall ha scritto:Effettivamente la sola volta che è stato impiegato Moreno a Torino non aveva fatto neanche schifo, non capisco perché non lo si riproponga più.
o difra non lo vede proprio o non si è ambientato minimamente
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Ok, oggi abbiamo scoperto che il romanesco è quello dei sonetti del Belli perchè Oswald l'ha eretto a prova documentale...
Abbiamo scoperto altresì che Marco non parla romano, ma romanesco, nonostante non vi sia alcun punto di contatto tra come si esprime Marco o qualsiasi altro utente del forum, ed i sonetti medesimi...
E questo perchè il continuum temporale blablabla...
Però mio nonno, che era dell'ottocento ed il romanesco lo conosceva e lo parlava per esperienza diretta, mi disse che il linguaggio popolare romanesco era via via andato sparendo e quello che si parlava fino a qualche decennio fa, prima che morisse, era ormai da considerarsi un idioma ormai del tutto autonomo che del suo antenato conservava appena qualche inflessione e qualche lemma sporadicamente sopravvissuto...
Da non confondersi col romanaccio che era un'altra bestia proprio che si parlava già ai suoi tempi così come in seguito negli strati meno colti della società (perchè il romanesco non lo parlavano affatto solo i popolani, a sua detta)...
Secondo voi, se doveste scommetterci qualche euro sopra, a chi devo credere... A mio nonno o a quel turlupinatore, verboso mistificatore, autocrate illiberale e per di più amico di Lando, che risponde al nome di O. (che punteggio perchè mi infastidisce il solo nominarlo)...?
Abbiamo scoperto altresì che Marco non parla romano, ma romanesco, nonostante non vi sia alcun punto di contatto tra come si esprime Marco o qualsiasi altro utente del forum, ed i sonetti medesimi...
E questo perchè il continuum temporale blablabla...
Però mio nonno, che era dell'ottocento ed il romanesco lo conosceva e lo parlava per esperienza diretta, mi disse che il linguaggio popolare romanesco era via via andato sparendo e quello che si parlava fino a qualche decennio fa, prima che morisse, era ormai da considerarsi un idioma ormai del tutto autonomo che del suo antenato conservava appena qualche inflessione e qualche lemma sporadicamente sopravvissuto...
Da non confondersi col romanaccio che era un'altra bestia proprio che si parlava già ai suoi tempi così come in seguito negli strati meno colti della società (perchè il romanesco non lo parlavano affatto solo i popolani, a sua detta)...
Secondo voi, se doveste scommetterci qualche euro sopra, a chi devo credere... A mio nonno o a quel turlupinatore, verboso mistificatore, autocrate illiberale e per di più amico di Lando, che risponde al nome di O. (che punteggio perchè mi infastidisce il solo nominarlo)...?

Ultima modifica di alectric il lun 11 dic 2017, 20:59, modificato 1 volta in totale.

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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
a giudicare dalla progenie tuo nonno non e' attendibile
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Pensa...oswald ha scritto:Basterebbe ammettere, per una volta, di aver scritto una fesseria.
Lo facessi tu per una sola volta, potremmo perfino carezzare il sogno di alzare una champions, tale e tanta sarebbe l'eccezionalità dell'evento...
Il giubileo ti farebbe una pippa a due mani...




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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Valesse questo principio, il nonno di Oswald sarebbe il mostro di Dusseldorf...faro ha scritto:a giudicare dalla progenie tuo nonno non e' attendibile


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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
e il nonno di piso ... no, scusate, il nonno di piso non aveva scoperto il bipedismo, non e' giudicabile
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Comunque il discorso è molto semplice...
La Roma di un secolo fa non era la Roma di oggi...
Il dialetto che si parlava allora era ristretto ad una relativa piccola cerchia di individui che conservavano le proprie abitudini di vita perchè i rapporti con il mondo esterno da parte del popolo dei rioni (che tra l'altro non ci sono praticamente più nella loro dimensione di quartiere domestico ed autoctono) era estremamente ridotto...
Il fenomeno dell'urbanizzazione a Roma ha portato al suo interno miriadi di altre influenze dialettali e non, considerando anche che il dialetto che si parlava a Roma era comunque uno dei più simili all'italiano per struttura grammaticale e fonetica, limitata quasi esclusivamente al raddoppio di alcune consonanti ed all'elisione delle coniugazioni verbali...
Di fatto a Roma sono venuti quindi tanti altri abitanti che, non scontrandosi con un idioma particolarmente ostico da comprendere, non hanno trovato necessario assorbirlo, ma si sono integrati osmoticamente fino quasi a farlo scomparire per quella che era la sua forma originaria...
Quello che si è quasi totalmente perso, e che contraddistingue la sostanziale differenza tra un dialetto ed una lingua differente vera e propria, è l'esistenza di alcuni lemmi assolutamente originali, propri al dialetto stesso e non alla lingua italiana, di cui non conserviamo più nemmeno memoria (almeno di alcuni)...
Quindi dire che oggi si parla il Romanesco a Roma è una forzatura...
Quella lingua che il Trilussa ed il Belli hanno elevato al rango di letteratura nei loro sonetti, non ha più nulla a che spartire con l'idioma che si parla oggi a Roma...
E soprattuto NON PER UNA QUESTIONE METRICA, ché il popolino non si esprimeva in terzine nemmeno ai tempi del sommo Gioacchino...
Tutto qui, puro e semplice e senza i paroloni ai quali Oswald è uso ricorrere nel tentativo di intimorire i suoi interlocutori...
Ah, i bei tempi in cui una gentil donzella ci ricordava quotidianamente le sue reali fattezze di "zucchina"...
La Roma di un secolo fa non era la Roma di oggi...
Il dialetto che si parlava allora era ristretto ad una relativa piccola cerchia di individui che conservavano le proprie abitudini di vita perchè i rapporti con il mondo esterno da parte del popolo dei rioni (che tra l'altro non ci sono praticamente più nella loro dimensione di quartiere domestico ed autoctono) era estremamente ridotto...
Il fenomeno dell'urbanizzazione a Roma ha portato al suo interno miriadi di altre influenze dialettali e non, considerando anche che il dialetto che si parlava a Roma era comunque uno dei più simili all'italiano per struttura grammaticale e fonetica, limitata quasi esclusivamente al raddoppio di alcune consonanti ed all'elisione delle coniugazioni verbali...
Di fatto a Roma sono venuti quindi tanti altri abitanti che, non scontrandosi con un idioma particolarmente ostico da comprendere, non hanno trovato necessario assorbirlo, ma si sono integrati osmoticamente fino quasi a farlo scomparire per quella che era la sua forma originaria...
Quello che si è quasi totalmente perso, e che contraddistingue la sostanziale differenza tra un dialetto ed una lingua differente vera e propria, è l'esistenza di alcuni lemmi assolutamente originali, propri al dialetto stesso e non alla lingua italiana, di cui non conserviamo più nemmeno memoria (almeno di alcuni)...
Quindi dire che oggi si parla il Romanesco a Roma è una forzatura...
Quella lingua che il Trilussa ed il Belli hanno elevato al rango di letteratura nei loro sonetti, non ha più nulla a che spartire con l'idioma che si parla oggi a Roma...
E soprattuto NON PER UNA QUESTIONE METRICA, ché il popolino non si esprimeva in terzine nemmeno ai tempi del sommo Gioacchino...
Tutto qui, puro e semplice e senza i paroloni ai quali Oswald è uso ricorrere nel tentativo di intimorire i suoi interlocutori...
Ah, i bei tempi in cui una gentil donzella ci ricordava quotidianamente le sue reali fattezze di "zucchina"...


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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Probabilmente, anzi sicuramente, se ti metti a parlare oggi in dialetto romano, non ti capisce nessuno...e comunque nelle periferie, si parla un italiano violentato e volgare, mentre nelle zone più centrali, si tende ad eliminare sempre più qualsiasi contaminazione ad un italiano corretto...ergo, parlare oggi di dialetto romano, equivale a bestemmiare...alectric ha scritto:Comunque il discorso è molto semplice...
La Roma di un secolo fa non era la Roma di oggi...
Il dialetto che si parlava allora era ristretto ad una relativa piccola cerchia di individui che conservavano le proprie abitudini di vita perchè i rapporti con il mondo esterno da parte del popolo dei rioni (che tra l'altro non ci sono praticamente più nella loro dimensione di quartiere domestico ed autoctono) era estremamente ridotto...
Il fenomeno dell'urbanizzazione a Roma ha portato al suo interno miriadi di altre influenze dialettali e non, considerando anche che il dialetto che si parlava a Roma era comunque uno dei più simili all'italiano per struttura grammaticale e fonetica, limitata quasi esclusivamente al raddoppio di alcune consonanti ed all'elisione delle coniugazioni verbali...
Di fatto a Roma sono venuti quindi tanti altri abitanti che, non scontrandosi con un idioma particolarmente ostico da comprendere, non hanno trovato necessario assorbirlo, ma si sono integrati osmoticamente fino quasi a farlo scomparire per quella che era la sua forma originaria...
Quello che si è quasi totalmente perso, e che contraddistingue la sostanziale differenza tra un dialetto ed una lingua differente vera e propria, è l'esistenza di alcuni lemmi assolutamente originali, propri al dialetto stesso e non alla lingua italiana, di cui non conserviamo più nemmeno memoria (almeno di alcuni)...
Quindi dire che oggi si parla il Romanesco a Roma è una forzatura...
Quella lingua che il Trilussa ed il Belli hanno elevato al rango di letteratura nei loro sonetti, non ha più nulla a che spartire con l'idioma che si parla oggi a Roma...
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Re: [Serie A] Chievo - Roma [10/12/2017]
Sto a ffà la caccia, caso che mmommone
Passassi pe dde cqua cquela pasciocca,
Che vva strillanno co ttanta de bbocca:
Sò ccanniti le pera cotte bbone.
Ché la voría schiaffà ddrento a ’n portone
E ppo’ ingrufalla indove tocca, tocca;
Sibbè che mm’abbi ditto Delarocca,
C’ho la pulenta e mmó mme viè un tincone.
Lei l’attaccò ll’antr’anno a ccinqu’o ssei?
Dunque che cc’è dde male si cquest’anno
Se trova puro chi ll’attacca a llei?
Le cose de sto monno accusí vvanno.
Chi ccasca casca: si cce sei sce sei.
Alegria! chi sse scortica su’ danno.

Passassi pe dde cqua cquela pasciocca,
Che vva strillanno co ttanta de bbocca:
Sò ccanniti le pera cotte bbone.
Ché la voría schiaffà ddrento a ’n portone
E ppo’ ingrufalla indove tocca, tocca;
Sibbè che mm’abbi ditto Delarocca,
C’ho la pulenta e mmó mme viè un tincone.
Lei l’attaccò ll’antr’anno a ccinqu’o ssei?
Dunque che cc’è dde male si cquest’anno
Se trova puro chi ll’attacca a llei?
Le cose de sto monno accusí vvanno.
Chi ccasca casca: si cce sei sce sei.
Alegria! chi sse scortica su’ danno.
