e Brighi? vogliamo parlare di Brighi?giù le mani da Borri ha scritto:ROSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
L'angolo dell'ex
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Re: l'angolo dell'ex
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Re: l'angolo dell'ex
giù le mani da Borri ha scritto:ROSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
M'e' parso pure che s'e' baciato la maglia. Pero' la telecamera non era messa benissimo gli stava a 3/4.
O l'ha tirata per far vedere lo stemma o l'ha baciata.
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Re: l'angolo dell'ex
ancora non mi capacito del fatto che rosi abbia potuto vestire la maglia dell'AS Roma per anni e abbia potuto fare innumerevoli partite da titolare. 

Io ce ritorno solo a guardà er mare
Abbiamo poco ma quel poco per noi è abbastanza, non ci avrete mai.
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Re: l'angolo dell'ex
s è baciato la maglia.. quando co la roma manco voleva andacce.. ma mortacci sua potesse fa la fine de dodo
ilmauro ha scritto: quoto, perché tutte le ragazze che ho avuto se so avvicinate loro
RomaTiAmo ha scritto:Perché sei un gran figo
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Re: l'angolo dell'ex
io ancora sono convinto che l aver fatto due anni di giovanili alla lazzie prima di passare alla roma non erano casuali!ilmauro ha scritto:s è baciato la maglia.. quando co la roma manco voleva andacce.. ma morta**i sua potesse fa la fine de dodo

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Re: l'angolo dell'ex
Stanno tutti bene distanti da Roma. Il loro tempo era scaduto da un pezzo. Su Rosi mi è bastato vedere gli scempi combinati alla prima di campionato ... infatti stava già in pancapromark ha scritto: e Brighi? vogliamo parlare di Brighi?
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Re: l'angolo dell'ex
[youtube][/youtube]
minuto 00:31.
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Io al primo che mi scrive 11 partite di questa stagione tra Campionato e Europa League in cui Paredes gioca almeno un tempo da 6,5 a salire offro una cena con facoltà di scegliersi il ristorante
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Re: l'angolo dell'ex
quanto ho sognato di vedere sta scena

IO HO VISTO GIOCÀ TOTTI
9 giugno 2012... io c'ero
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Re: l'angolo dell'ex
ma simplicio ha già iniziato a frequentare tutti i bar e disco di rio come ogni ex giocatore brasiliano che si rispetti??



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Re: l'angolo dell'ex
In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Mirko Vucinic ha parlato della Roma e di Zdenek Zeman. Queste alcune delle parole pronunciate dall'ex attaccante giallorosso:
Che effetto le farebbe ritrovarsi accanto la sua Roma in piena volata scudetto?
"Mi farebbe piacere, lì ho trascorso cinque anni importanti della mia vita. E comunque è una squadra pericolosa, ha giovani interessanti".
E in più c’è Zdenek Zeman.
"Tecnico eccezionale, di grandissimo carisma, unico nel valorizzare i giocatori a disposizione. Il calcio italiano mi ha conosciuto grazie a lui".
In cinque anni di Roma lo scudetto le è sempre sfuggito. Che cosa mancava a quella squadra, oltretutto molto forte?
"Siamo arrivati tre volte secondi, ma come dice Conte i secondi posti non se li ricorda nessuno. Ancora fatico a digerire la stagione 2009-10. Avevamo recuperato 12 punti all’Inter, poi abbiamo buttato via tutto in casa perdendo contro la Samp. E pensare che alla fine del primo tempo vincevamo noi…".
Perché in una piazza importante come Roma i successi pesanti si contano sulle dita di una mano?
"Non saprei spiegarlo. E’ che a volte non c’è equilibrio a Roma. I tifosi sono tanti e caldissimi, se vinci ti portano realmente alle stelle, ma basta un niente, un mezzo passo falso e vai giù velocemente, molto velocemente".
Che effetto le farebbe ritrovarsi accanto la sua Roma in piena volata scudetto?
"Mi farebbe piacere, lì ho trascorso cinque anni importanti della mia vita. E comunque è una squadra pericolosa, ha giovani interessanti".
E in più c’è Zdenek Zeman.
"Tecnico eccezionale, di grandissimo carisma, unico nel valorizzare i giocatori a disposizione. Il calcio italiano mi ha conosciuto grazie a lui".
In cinque anni di Roma lo scudetto le è sempre sfuggito. Che cosa mancava a quella squadra, oltretutto molto forte?
"Siamo arrivati tre volte secondi, ma come dice Conte i secondi posti non se li ricorda nessuno. Ancora fatico a digerire la stagione 2009-10. Avevamo recuperato 12 punti all’Inter, poi abbiamo buttato via tutto in casa perdendo contro la Samp. E pensare che alla fine del primo tempo vincevamo noi…".
Perché in una piazza importante come Roma i successi pesanti si contano sulle dita di una mano?
"Non saprei spiegarlo. E’ che a volte non c’è equilibrio a Roma. I tifosi sono tanti e caldissimi, se vinci ti portano realmente alle stelle, ma basta un niente, un mezzo passo falso e vai giù velocemente, molto velocemente".
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra.
In Monti we Trust
Paz: uno dei miei idoli
Niente offre certezze incrollabili e coerenze granitiche come l’ignoranza.
(Vittorio Zucconi)
Baldissoni romano e romanista
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Re: l'angolo dell'ex
Non so se te lo ricordi ma è già successo a un povero ragazzo. Direi che è meglio soprassedere e risparmiarsele ste cose. Joh
ilmauro ha scritto: quoto, perché tutte le ragazze che ho avuto se so avvicinate loro
RomaTiAmo ha scritto:Perché sei un gran figo
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Re: l'angolo dell'ex
Questa è l'intervista completa
GASPORT (M. GRAZIANO) - Dicono che non segni mai molto, intanto è già a quota 3 gol in 4 gare, nazionale compresa. Dicono poi che alla Juve manchi il «top player», eppure là davanti Mirko da Niksic gioca da fenomeno, soprattutto nelle gare che contano.
E allora, Vucinic, come la mettiamo? Si sente trascurato dalla critica?
«Io fatico a parlare di me. Fatelo voi».
I migliori giocatori emigrano o evitano l'Italia. E' ormai un campionato più povero il nostro?
«Più povero non so, di sicuro resta il campionato più difficile. La Serie A è la vera università del calcio. Qui si respira tattica 24 ore su 24, si impara a giocare in tutti i sensi. Parlo allora degli attaccanti, e vi dico che ho visto arrivare da fuori presunti fenomeni che hanno poi fatto malissimo. Gli spazi sono minimi. Solo se sfondi in Serie A sei pronto per qualsiasi campionato».
Ha avuto possibilità di andare all'estero?
«Prima di arrivare alla Juve mi hanno cercato dall'Inghilterra e dalla Francia...».
Perché ha detto no?
«Per me l'Italia è il massimo, professionalmente e a livello familiare».
Juve campione d'Italia, Juve grande favorita per il bis consecutivo. L'avversaria più pericolosa?
«Dico soprattutto le milanesi, poi Napoli e anche Roma».
Va controcorrente. Per buona parte della critica Milan e Inter non sembrano infatti all'altezza del Napoli e dei giallorossi.
«La storia conta. Avete idea del passato di Milan e Inter? Hanno una tradizione eccezionale, ma non soltanto quella. Sono squadre piene di campioni veri».
Che effetto le farebbe ritrovarsi accanto la sua Roma in piena volata scudetto?
«Mi farebbe piacere, lì ho trascorso cinque anni importanti della mia vita. E comunque è una squadra pericolosa, ha giovani interessanti».
E in più c'è Zdenek Zeman.
«Tecnico eccezionale, di grandissimo carisma, unico nel valorizzare i giocatori a disposizione. Il calcio italiano mi ha conosciuto grazie a lui».
Erano i tempi del Lecce.
«Bei tempi, i più belli della mia vita. A Lecce tornerò a vivere una volta smesso di giocare».
Che tipo è Zeman?
«Una manna per gli attaccanti. A livello di condizione fisica migliora tantissimo i suoi giocatori. Alla fine di ogni allenamento eravamo sempre tutti morti, ma poi in campo...».
La cosa che più la divertiva del boemo?
«La sua espressione. Sempre la stessa. Poteva accadere di tutto, dalla cosa peggiore a quella più bella...».
In cinque anni di Roma lo scudetto le è sempre sfuggito. Che cosa mancava a quella squadra, oltretutto molto forte?
«Siamo arrivati tre volte secondi, ma come dice Conte i secondi posti non se li ricorda nessuno. Ancora fatico a digerire la stagione 2009-10 (quella del Triplete mourinhano, ndr). Avevamo recuperato 12 punti all'Inter, poi abbiamo buttato via tutto in casa perdendo contro la Samp. E pensare che alla fine del primo tempo vincevamo noi...».
Perché in una piazza importante come Roma i successi pesanti si contano sulle dita di una mano?
«Non saprei spiegarlo. E' che a volte non c'è equilibrio a Roma. I tifosi sono tanti e caldissimi, se vinci ti portano realmente alle stelle, ma basta un niente, un mezzo passo falso e vai giù velocemente, molto velocemente».
E' vero che decise di lasciare Roma il giorno in cui la sua compagna (in dolce attesa, ndr) venne insultata pesantemente in tribuna, all'Olimpico?
«Sì, da quel giorno non mi sentivo più dentro Roma».
Meglio Mancini-Totti-Vucinic o Destro-Osvaldo-Totti?
«Ditelo voi! In ogni modo, a me i tre di oggi piacciono parecchio».
Cose le ha dato la Juventus?
«Tanto. Innanzitutto mi ha fatto vincere uno scudetto». (...)
Stagione 2008-2009, quarta giornata del girone di qualificazione, Roma batte Chelsea 3-1. Doppietta di Vucinic!
«Venivamo da una vittoria e due sconfitte. Non avevamo alternative: vincemmo con il Chelsea, ci esaltammo, per chiudere quindi in testa il girone. Poi, purtroppo, negli ottavi ci eliminò ai rigori l'Arsenal».
Che cos'è la Champions League per lei?
«Lo dice il nome: è la "Liga" dei Campioni. E' qui che ti confronti con il meglio che c'è al mondo, è qui che capisci il tuo reale valore. Che bello risentire quella musichetta! L'Europa mi è mancata». (...)
Grande giocatore, non lo rimpiango perchè grazie ad alcuni idioti non ce n'erano più le condizioni, ma sinceramete mi rimane un ricordo positivo
GASPORT (M. GRAZIANO) - Dicono che non segni mai molto, intanto è già a quota 3 gol in 4 gare, nazionale compresa. Dicono poi che alla Juve manchi il «top player», eppure là davanti Mirko da Niksic gioca da fenomeno, soprattutto nelle gare che contano.
E allora, Vucinic, come la mettiamo? Si sente trascurato dalla critica?
«Io fatico a parlare di me. Fatelo voi».
I migliori giocatori emigrano o evitano l'Italia. E' ormai un campionato più povero il nostro?
«Più povero non so, di sicuro resta il campionato più difficile. La Serie A è la vera università del calcio. Qui si respira tattica 24 ore su 24, si impara a giocare in tutti i sensi. Parlo allora degli attaccanti, e vi dico che ho visto arrivare da fuori presunti fenomeni che hanno poi fatto malissimo. Gli spazi sono minimi. Solo se sfondi in Serie A sei pronto per qualsiasi campionato».
Ha avuto possibilità di andare all'estero?
«Prima di arrivare alla Juve mi hanno cercato dall'Inghilterra e dalla Francia...».
Perché ha detto no?
«Per me l'Italia è il massimo, professionalmente e a livello familiare».
Juve campione d'Italia, Juve grande favorita per il bis consecutivo. L'avversaria più pericolosa?
«Dico soprattutto le milanesi, poi Napoli e anche Roma».
Va controcorrente. Per buona parte della critica Milan e Inter non sembrano infatti all'altezza del Napoli e dei giallorossi.
«La storia conta. Avete idea del passato di Milan e Inter? Hanno una tradizione eccezionale, ma non soltanto quella. Sono squadre piene di campioni veri».
Che effetto le farebbe ritrovarsi accanto la sua Roma in piena volata scudetto?
«Mi farebbe piacere, lì ho trascorso cinque anni importanti della mia vita. E comunque è una squadra pericolosa, ha giovani interessanti».
E in più c'è Zdenek Zeman.
«Tecnico eccezionale, di grandissimo carisma, unico nel valorizzare i giocatori a disposizione. Il calcio italiano mi ha conosciuto grazie a lui».
Erano i tempi del Lecce.
«Bei tempi, i più belli della mia vita. A Lecce tornerò a vivere una volta smesso di giocare».
Che tipo è Zeman?
«Una manna per gli attaccanti. A livello di condizione fisica migliora tantissimo i suoi giocatori. Alla fine di ogni allenamento eravamo sempre tutti morti, ma poi in campo...».
La cosa che più la divertiva del boemo?
«La sua espressione. Sempre la stessa. Poteva accadere di tutto, dalla cosa peggiore a quella più bella...».
In cinque anni di Roma lo scudetto le è sempre sfuggito. Che cosa mancava a quella squadra, oltretutto molto forte?
«Siamo arrivati tre volte secondi, ma come dice Conte i secondi posti non se li ricorda nessuno. Ancora fatico a digerire la stagione 2009-10 (quella del Triplete mourinhano, ndr). Avevamo recuperato 12 punti all'Inter, poi abbiamo buttato via tutto in casa perdendo contro la Samp. E pensare che alla fine del primo tempo vincevamo noi...».
Perché in una piazza importante come Roma i successi pesanti si contano sulle dita di una mano?
«Non saprei spiegarlo. E' che a volte non c'è equilibrio a Roma. I tifosi sono tanti e caldissimi, se vinci ti portano realmente alle stelle, ma basta un niente, un mezzo passo falso e vai giù velocemente, molto velocemente».
E' vero che decise di lasciare Roma il giorno in cui la sua compagna (in dolce attesa, ndr) venne insultata pesantemente in tribuna, all'Olimpico?
«Sì, da quel giorno non mi sentivo più dentro Roma».
Meglio Mancini-Totti-Vucinic o Destro-Osvaldo-Totti?
«Ditelo voi! In ogni modo, a me i tre di oggi piacciono parecchio».
Cose le ha dato la Juventus?
«Tanto. Innanzitutto mi ha fatto vincere uno scudetto». (...)
Stagione 2008-2009, quarta giornata del girone di qualificazione, Roma batte Chelsea 3-1. Doppietta di Vucinic!
«Venivamo da una vittoria e due sconfitte. Non avevamo alternative: vincemmo con il Chelsea, ci esaltammo, per chiudere quindi in testa il girone. Poi, purtroppo, negli ottavi ci eliminò ai rigori l'Arsenal».
Che cos'è la Champions League per lei?
«Lo dice il nome: è la "Liga" dei Campioni. E' qui che ti confronti con il meglio che c'è al mondo, è qui che capisci il tuo reale valore. Che bello risentire quella musichetta! L'Europa mi è mancata». (...)
Grande giocatore, non lo rimpiango perchè grazie ad alcuni idioti non ce n'erano più le condizioni, ma sinceramete mi rimane un ricordo positivo
FORZA ROMAAA!!!
Sono per la democrazia, nel bene e nel male
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Re: l'angolo dell'ex
cioè fatemi capire, se per caso ricomincierà a mangiarsi gol a raffica o tirare rigori ridicoli come fece contro l arsenal e poco poco ricominceranno a insultare la sua compagna che fa? se ne rivà di nuovo?romolo1988 ha scritto: E' vero che decise di lasciare Roma il giorno in cui la sua compagna (in dolce attesa, ndr) venne insultata pesantemente in tribuna, all'Olimpico?
«Sì, da quel giorno non mi sentivo più dentro Roma».

- Ghost12
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l'angolo dell'ex
Io non riesco a capire la necessita di insultare la moglie di un giocatore perché si mangia i goal!
Ciao TuX!!!
Se lotti puoi perdere, se non lotti hai già perso!!!
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Re: l'angolo dell'ex
A proposito di ex...
GASPORT (L. GUELPA) - Per un predatore d'area di rigore un'assenza forzata di due anni rappresenta una limitazione intollerabile. Soprattutto se i motivi di inattività vanno ricercati tra le tante porte sbattute in faccia. Shabani Nonda sta combattendo contro lo scetticismo dei club più che contro una carta d'identità che recita 35 primavere.
Ieri L'avventura giallorossa dell'ariete congolese non lasciò un segno tangibile. Arrivò nella capitale a parametro zero per essere poi rivenduto a 1,3 milioni al Galatasaray. Plusvalenze a parte, Nonda non incise granché nel gioco di Spalletti, totalizzando 15 presenze (solo 4 da titolare) e mettendo a segno 4 gol.
Oggi Dopo l'addio al Galatasaray nell'estate del 2010, Nonda è un uomo solo e tutt'altro che al comando. Da allora, vive tra la sua città natale, Bujumbura, la capitale del Burundi, Kinshasa e Montecarlo, dove applaude le gesta del Monaco targato Ranieri. Tutte le mattine si sveglia in attesa di una telefonata, che non arriva. «Non mi sento vecchio e posso ancora dire qualcosa di importante nel calcio», racconta. Lo ripete alla radio di Kinshasa. Raga Fm è un network tra i più gettonati nell'ex Zaire. Trasmette musica hip hop e Nonda si diletta nei panni dello speaker. Ogni tanto, ricorda chi è e chi potrebbe ancora essere. Sembrano distanti i tempi dello Zurigo, quando l'allenatore Ponte lo ospitò nella sua casa per consentirgli di allontanare il mal d'Africa. Nonda rispose con 36 gol in 75 partite e venne ceduto al Rennes per 6 milioni di euro. In Francia l'attaccante ha sciorinato tutto il suo repertorio, giocando poi in tono minore nella Roma e con il Blackburn. Istanbul, sponda Galatasaray, avrebbe dovuto rappresentare il rilancio, ma si è trasformata nei titoli di coda di un film.
GASPORT (L. GUELPA) - Per un predatore d'area di rigore un'assenza forzata di due anni rappresenta una limitazione intollerabile. Soprattutto se i motivi di inattività vanno ricercati tra le tante porte sbattute in faccia. Shabani Nonda sta combattendo contro lo scetticismo dei club più che contro una carta d'identità che recita 35 primavere.
Ieri L'avventura giallorossa dell'ariete congolese non lasciò un segno tangibile. Arrivò nella capitale a parametro zero per essere poi rivenduto a 1,3 milioni al Galatasaray. Plusvalenze a parte, Nonda non incise granché nel gioco di Spalletti, totalizzando 15 presenze (solo 4 da titolare) e mettendo a segno 4 gol.
Oggi Dopo l'addio al Galatasaray nell'estate del 2010, Nonda è un uomo solo e tutt'altro che al comando. Da allora, vive tra la sua città natale, Bujumbura, la capitale del Burundi, Kinshasa e Montecarlo, dove applaude le gesta del Monaco targato Ranieri. Tutte le mattine si sveglia in attesa di una telefonata, che non arriva. «Non mi sento vecchio e posso ancora dire qualcosa di importante nel calcio», racconta. Lo ripete alla radio di Kinshasa. Raga Fm è un network tra i più gettonati nell'ex Zaire. Trasmette musica hip hop e Nonda si diletta nei panni dello speaker. Ogni tanto, ricorda chi è e chi potrebbe ancora essere. Sembrano distanti i tempi dello Zurigo, quando l'allenatore Ponte lo ospitò nella sua casa per consentirgli di allontanare il mal d'Africa. Nonda rispose con 36 gol in 75 partite e venne ceduto al Rennes per 6 milioni di euro. In Francia l'attaccante ha sciorinato tutto il suo repertorio, giocando poi in tono minore nella Roma e con il Blackburn. Istanbul, sponda Galatasaray, avrebbe dovuto rappresentare il rilancio, ma si è trasformata nei titoli di coda di un film.
Il Simpa della cumpa