Tacopina-Guaraldi, l’accordo
«Il Bologna? Lo pago tanto»
Intesa trovata, closing entro l’8 ottobre: operazione da 18,2 milioni. Cauzione di 1 milione. L’americano
torna in città lunedì: «Sono felice»
BOLOGNA - Erano da poco passate le 14 e Joe Tacopina stava finendo di pranzare nel centralissimo ristorante Diana, quando uno dei legali di Albano Guaraldi gli ha comunicato il via libera all’operazione. Lì, forse, si è avuta la prima «sbuffata», in vista della fumata bianca che è arrivata nel tardo pomeriggio, quando dai soci è arrivato l’ok alla proposta di Tacopina e l’accordo tra le parti è stato ufficialmente trovato.
Una ufficialità che il legale statunitense ha dato fuori dall’ormai celebre hotel I Portici di via Indipendenza nella serata di ieri, al termine di una giornata nella quale incontri, colloqui e telefonate si sono succedute in modo vorticoso. «Abbiamo raggiunto un accordo — ha detto Tacopina — domani mattina (oggi, ndr) alle ore 9 partirà la due diligence e contiamo che la cosa vada in porto, anche se non sappiamo ancora le tempistiche esatte. Ringrazio Guaraldi e tutti gli altri soci». Li cita uno per uno, da Paolo Romani che era al Circolo Bononia nelle fasi calde della trattativa di lunedì a Gianni Morandi, passando per Carlo Zucchini, Marco Pavignani e perfino Massimo Zanetti. «Ora parto per New York, ma lascio qua il mio staff che imbastirà i passi successivi con la controparte».
Guaraldi-Tacopina, nuovo summit
Ovvero i controlli contabili, primo iter ufficiale del passaggio di consegne del club. Provi a scucirgli le cifre, ma Tacopina resta fedele all’accordo di riservatezza suggellato con Guaraldi: «Quanto mi è costata? Molto» dice in inglese, prima di una risata. La mossa decisiva per arrivare all’accordo Tacopina l’aveva mossa in mattinata, quando sempre nel suo hotel aveva ricevuto Guaraldi e i suoi avvocati, Gian Luigi Serafini e Mattia Grassani. «Stiamo continuando a trattare» aveva detto il presidente rossoblù attorno alle 10 del mattino, dopo un’ora e mezza di colloquio. Lì però Joe aveva calato l’asso vincente, accettando la condizione di Guaraldi e soci, emersa dal cda di lunedì sera, di versare entro pochi giorni una cauzione da un milione di euro, cifra che gli americani perderebbero in caso di mancato closing.
Qual è stata dunque, oltre a questo particolare, l’offerta accettata da Guaraldi e soci? [underline]Tacopina e il suo gruppo di investitori verseranno nelle casse rossoblù 12,5 milioni di euro come aumento di capitale (quello deliberato a giugno dai soci attuali e in scadenza a metà ottobre), mettendo così le mani sul 75% del Bologna. Il restante 25% sarà acquisito con una cifra attorno ai 3,5 milioni di euro a cui vanno aggiunti i 2,2 milioni di euro che la controllante Bologna 2010 dovrebbe restituire al Bologna e che Tacopina non vorrà più: il totale dice 12,5 di aumento di capitale più 3,5 più 2,2 per un costo complessivo dell’operazione da 18,2 milioni di euro. Ai soci attuali resterà l’albergo di Carloforte, mentre i 3,5 milioni di euro del «fee» sono divisi così: un milione di euro alla firma del contratto tra sette, massimo dieci giorni — la famosa cauzione con cui Tacopina ha convinto tutti al preaccordo e che perderebbe in caso di mancata chiusura dell’affare — più 1,8 milioni di euro tra un anno e i restanti 700 mila euro tra due anni, con possibilità di darli ai soci attuali tra un solo anno se a giugno il Bologna verrà promosso in serie A. Più eventualmente il risarcimento di calciopoli che fino a 7 milioni sarà destinato interamente ai soci e se dovesse essere superiore sarà equamente diviso.[/underline]
Così si è arrivati a questo preaccordo e a un contratto di esclusiva che nei prossimi giorni il gruppo americano farà valere fino al closing dell’operazione, una volta terminata la due diligence. Con una giornata lunghissima, vissuta tra Casteldebole («Siamo più ottimisti di ieri e meno di domani» aveva detto Guaraldi all’uscita dal centro tecnico nel pomeriggio), l’hotel I Portici e la sede di Futura Costruzioni, sembra così essere arrivata ad una svolta la questione relativa al passaggio di proprietà del club rossoblù. L’avvocato Tacopina, la costanza del suo staff e la volontà di chiudere l’operazione Bologna, sei anni dopo lo sfortunato primo approccio (chiuso poi con una vittoria legale), ha avuto la meglio, così come da non sottovalutare è stato l’apporto dell’avvocato romano Luca Bergamini, che ha avuto un ruolo primario nello spingere Tacopina e tentare nuovamente l’assalto al rossoblù. Ora, il più sembra fatto. Resta solo lo scoglio della due diligence (altre volte in passato si erano arenate proprio lì alcune trattative) e poi Bologna potrebbe veder arrivare ciò che aspetta con ansia da diverso tempo: una fumata bianca. Pardon, a stelle e strisce.
Tra gli investitori c’è Saputo. È il patron dei Montreal Impact.Patrimonio da 3,4 miliardi
BOLOGNA - Bologna, a volte, sa essere una città davvero particolare, dove timori e leggende prendono piede a grande velocità. Ultima delle leggende al ragù, quella secondo cui un avvocato da 1.000 dollari l’ora come Joe Tacopina, che negli States si occupa dei casi giudiziari più controversi, si presenterebbe a Bologna per una sorta di roadshow personale senza investitori per il club rossoblù, con incognite e preoccupazioni che si moltiplicano sotto i portici una volta arrivati al dunque.
In realtà Tacopina sulla questione è sempre stato molto chiaro: «La squadra degli investitori è già al completo», aveva detto nella sua prima chiacchierata bolognese sotto l’Hotel I Portici. Alle spalle dell’avvocato newyorkese infatti fin dagli albori di questa operazione ci sono cinque corposi investitori e uno dei «big five» in questione è Joey Saputo. Un nome che agli appassionati di calcio bolognese dovrebbe dire più di qualcosa: Saputo, classe 1964 (annata doc per i tifosi rossoblù), è il presidente dei Montreal Impact, franchigia della Mls che negli ultimi anni ha visto militare diversi giocatori italiani, da Alessandro Nesta a Matteo Ferrari passando per Bernardo Corradi, ma in particolare tanti rossoblù, Daniele Paponi, Andrea Pisanu e soprattutto un’icona del Bologna come Marco Di Vaio, tuttora giocatore dei nerazzurri del Quebec, alla sua ultima annata sul campo. E chissà che quella frase pronunciata da Tacopina non più tardi di due giorni fa, in cui l’avvocato annunciava di voler inserire proprio Di Vaio in una ipotetica hall of fame del Bologna, non fosse un ben celato indizio in merito a uno degli investitori che lo accompagnavano.
Il cognome di Saputo ovviamente tradisce origini italiane: il padre Emanuele, detto Lino, classe 1937, è nato in Sicilia a Montelepre, dal padre Giuseppe (nonno del patron degli Impact), già nel ramo caseario, e la moglie Maria, e si è trasferito appena maggiorenne a Montreal, nel Quebec. È l’inizio dell’impero, che diventa tale con una serie di acquisizioni di ditte del territorio canadese e non: la Saputo Inc., di cui diventa presidente nel 1969, diventa un colosso caseario da oltre 9.000 dipendenti che opera tra Stati Uniti, Argentina, Germania e Regno Unito e che porta Lino Saputo ad essere il sesto uomo più ricco del Canada e il 323° uomo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato (a marzo 2011) di 3,4 miliardi di dollari. Gli affari del gruppo si diversificano, spaziando dai trasporti (ha un importante fetta della compagnia Transforce) all’edilizia, passando per alberghi e campi da golf. In famiglia, però, l’appassionato di calcio è Joey, che proprio con i soldi dell’impero familiare — spesso devoluti a obiettivi filantropici: diversi gli ospedali costruiti a Montreal e zone limitrofe dal gruppo — nel 2008 ha finito di costruire il Saputo Stadium, un impianto da oltre 21.000 posti che è diventata la casa degli Impact. Joey Saputo ha iniziato a lavorare nell’industria casearia di famiglia nel 1985, diventando cinque anni dopo presidente della divisione latticini per gli Stati Uniti: nel 2007 ha lasciato l’azienda — dove ora comanda il fratello maggiore Lino junior — per dedicare più tempo alla sua holding, Free2Be, e soprattutto agli Impact. Una franchigia a cui ha dato una chiara impronta italiana, come dimostrano i tanti ex giocatori di serie A che ha portato nel Quebec: intenso soprattutto il rapporto con Bologna, iniziato con l’avventura a Montreal di Marco Di Vaio (prolungata di un anno rispetto alle intenzioni iniziali) e proseguito con un’amichevole al Dall’Ara e con il prestito in Canada di due giocatori in esubero nella passata stagione. «Le mie origini sono italiane e ho sempre amato la serie A», ha detto Saputo in occasione delle presentazioni dei giocatori italiani. Ora, serie A o serie B che sia, ha la chance di entrare a far parte del calcio italiano con il gruppo di Tacopina e con quel Bologna che negli ultimi mesi ha indirettamente aiutato tramite i suoi Impact.
neverajoy ha scritto:Menomale che ste cose non le viviamo più
Erano una tortura
io me immagino i tifosi del Bologna a fa la nottata ... vecchi ricordi
Lo scopo non è comprare giocatori, lo scopo è comprare vittorie, ecco 25 giocatori sottovalutati, un'isola dei giocattoli difettosi, qui dentro c'è una squadra vincente che possiamo permetterci
giùlemanidamarra ha scritto:Kobe Bryant è legato a Bologna comunque...
Comunque credo che il progetto sia diverso rispetto a quello romanista, ma comunque ambizioso.
Certo, ma per me se si muovono pesanti in due-tre anni lo possono portare in EL il Bologna. Sicuramente poi partiranno subito con lo stadio, svilupperanno il marketing etc.
più che il marketing, penso che verrà avviato un progetto sui giovani, cercando di diventare una simil Roma, che compra a poco (relativamente) e vende a tanto.
Il marketing col Bologna lo puoi fare solo se conquisti il mercato cinese e americano, come...non lo so.