Ma l'articolo lo avete letto? La parte sulle opere pubbliche è veramente risibile.
Cioè tu Comune mi fai causa e mi chiedi i soldi perché non hai potuto realizzare opere pubbliche in quella zona? E chi te lo impedisce, scusa?
Se servono in assoluto, falle e non rompere il cazzo. Se servivano solo per lo stadio, che cazzo le devi fare a fare senza stadio?
Vuoi i soldi per una fermata del trenino non fatta a Tor di Valle? E che la fai a fà adesso, per le zanzare?
Io non faccio l'avvocato, ma una cosa del genere mi sembra ridicola. La smonta pure l'avvocato De Marchis, per rimanere in tema.
Il controricorso firmato dall'avvocatura capitolina è stato depositato al Tar del Lazio lunedì ed è un j'accuse lungo 30 pagine. Un romanzo burocratico a tinte fosche che ripercorre l'ascesa e il declino del progetto voluto dall'ex presidente giallorosso James Pallotta e cancellato dai nuovi proprietari statunitensi della Roma, Dan e Ryan Friedkin. "Una montagna di lavoro!", esclama il Campidoglio nel documento che Repubblica ha potuto leggere. Anni e anni di riunioni che, andando a stringere, non hanno prodotto nulla.
L'avvocatura capitolina mette in fila "migliaia di ore di lavoro" e "centinaia di riunioni interne", lo studio trasportistico commissionato al Politecnico di Torino dalla giunta Raggi e la due diligence, la revisione di tutti gli atti, svolta dal dipartimento Urbanistica dopo l'inizio dell'inchiesta su Tor di Valle che portò all'arresto, tra gli altri, del costruttore e titolare di Eurnova, Luca Parnasi.
La storia è nota, compresi gli ultimi risvolti: prima la scoperta "della circostanza che i terreni non erano nella disponibilità di Eurnova sin dal 2018 essendo sottoposti a pignoramento immobiliare", quindi l'addio della Roma al progetto e il passo indietro del Campidoglio, uno degli ultimi atti dell'era grillina.
Ora il ricorso. "L'amministrazione, la cittadinanza, in questa vicenda è parte offesa", scrive il Comune. Come "centinaia di migliaia di tifosi" e le loro "quote emozionali". Quindi l'accusa: "Eurnova, Cpi e As Roma hanno determinato il naufragio dell'iniziativa e frustrato l'interesse pubblico dichiarato nel 2017". Ecco, allora, la conta dei danni. Il primo è quello d'immagine: la"rilevanza ultranazionale" assunta nel tempo dal progetto di Tor di Valle unita alla mancata realizzazione dell'opera valgono 32,7 milioni di euro secondo l'avvocatura capitolina. La cifra è calcolata in base ai 23,8 milioni di risultati prodotti da Google immettendo la chiave di ricerca "lo stadio della Roma non si farà".
Segue il danno per le ore perse dai dipendenti capitolini: quelle dei manager valgono dai 56 ai 63 euro, quelle dei funzionari 22 euro e quelle degli impiegati 11 euro. Il totale fa quasi 2 milioni di euro.
Al capitolo opere pubbliche arriva la posta più pesante: il risarcimento sale di 276 milioni di euro in un sol colpo. Tanto valgono il parco fluviale, le golene Est e Ovest, i pontili sul Tevere, la videosorveglianza, la messa in sicurezza dei fossi di Vallerano e Acqua acetosa Ostiense, il ponte ciclopedonale tra la stazione Magliana della Fl1 e l'area dello stadio, la stazione Tor di Valle della Roma-Lido, la riunificazione dell'Ostiense, il recupero della tribuna del vecchio Ippodromo, i parcheggi e il verde pubblico. Interventi che non verranno più realizzati e donati alla città. Alla somma vanno aggiunti anche 9 milioni di euro per il potenziamento della Roma-Lido. Fino a raggiungere il totale di 331.356.733,57 euro. La battaglia legale è appena iniziata.