I tifosi devono andare allo stadio per tifare e non per esprimere il loro pensiero nel prime-time, altrimenti il biglietto costerebbe molto di più MB
la svolta epocale DLM
questo è un esempio straordinario di come si fa giornalismo AA
Non potremmo essere più felici di costruire un progetto a lungo termine con Daniele / Separarsi da lui è stata una decisione difficilissima, ma l’abbiamo presa con la convinzione che sia la strada giusta per puntare ai trofei in questa stagione
Nani perde la testa
Pugno al baby Petrucci
Manchester (Gb), 29 settembre 2012
Il portoghese del Manchester Utd avrebbe colpito il giovane italiano a freddo, dopo uno scontro di gioco avvenuto in allenamento. Ferguson furioso, cessione sempre più probabile
Nani fa un altro passo verso l'addio al Manchester United. Stando al Daily Mail, l'esterno portoghese avrebbe fatto infuriare Alex Ferguson rendendosi protagonista di una rissa con un compagno di squadra, il 20enne centrocampista italiano Davide Petrucci, arrivato ai Red Devils nel luglio 2008 dalla Roma e membro della squadra riserve. I due avrebbero avuto un acceso scambio di parole dopo uno scontro di gioco durante un allenamento a Carrington, ma la lite non si sarebbe esaurita in campo: Nani, infatti, avrebbe chiamato chiamato in palestra Petrucci, apparentemente per chiarire quanto successo, in realtà per colpirlo con un pugno tra l'incredulità dei compagni. L'incidente sarebbe accaduto a inizio settimana e Ferguson starebbe ancora valutando quale punizione esemplare infliggere a Nani, che ha visto la sua richiesta per il rinnovo disattesa e in estate vicinissimo alla cessione allo Zenit, poi saltata per le richieste eccessive presentate dallo stesso portoghese.
Gasport
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra.
In Monti we Trust
Paz: uno dei miei idoli Niente offre certezze incrollabili e coerenze granitiche come l’ignoranza.
(Vittorio Zucconi)
Baldissoni romano e romanista
Mamma mia com'è ridotto se penso che sto ciccione demmerda ha anche indossato la maglia della Roma mi viene una rabbia omicidia ... all'outlet di Valmontone della kappa c'hanno ancora i rack pieni delle maglie di questo ex-giocatore
Mi ricordo la punizione che inzaccò al real in amichevole quando aveva 18 anni con l'Inter,un fenomeno.
Troppo fragile di carattere,non ha retto ai soldi e alla topa!
Tutta la mia vita è giallorossa - Brigata "Mai na gioia"
Cassetti «Luis Enrique presuntuoso. E con Zeman c'è la qualità»
GASPORT (S. BOLDRINI) - Marco Cassetti come Ryan Giggs: anche l'ex calciatore della Roma, in quel di Watford, il club diventato celebre quando fu acquistato da Elton John, ha scoperto lo yoga. «È stato Zola a consigliarmelo. Mi ha detto che allunga la carriera. Non so se mi consentirà di giocare a lungo, ma posso confermare che i benefici si avvertono immediatamente». Cassetti, come Giggs, frequenta un paio di sedute settimanali di pilates, tecnica di allenamento che si ispira allo yoga. Il resto della vita di Marco scorre tra allenamenti, lezioni di inglese e partite. Vive da solo, ma tra qualche giorno saliranno quassù la moglie Francesca, con i figli Simone di 12 anni ed Helena di 4. L'atmosfera è molto easy: ad un paio di metri dal tavolo in cui discorriamo con Cassetti, Zola gioca a ping pong con il direttore sportivo Gianluca Nani.
Marco, perché è venuto a giocare nella serie B inglese? «In Italia ho atteso un paio di mesi che arrivasse un'offerta interessante. Il 20 agosto mi sono stufato di aspettare e ho accettato questa proposta. Ho firmato un contratto annuale, ma qui sto bene e non mi dispiacerebbe restare più a lungo».
Perché è finita la sua storia a Roma? «Perché non mi hanno voluto più. La nuova politica della Roma è quella di ringiovanire e dovevo aspettarmelo. Però mi ha fatto male lo stesso».
Diciamola tutta. «Beh, forse avrei meritato un altro anno».
Com'è è stato chiuso il rapporto con la Roma? «Silenzio generale da parte dei dirigenti e una festa bellissima da parte dei miei vecchi compagni di squadra».
Che cosa le hanno organizzato? «Mi hanno fatto una sorpresa a maggio. Con una scusa mi hanno portato in una sala di Trigoria e mi hanno mostrato un video con i miei momenti più belli nella Roma. Poi mi hanno consegnato un quadro con la maglia autografata e alcune foto. Mi sono commosso. Ma si è emozionato anche qualche compagno: Totti, De Rossi, Perrotta».
La scelta di affidare la Roma a Luis Enrique? «È stata una decisione coraggiosa, ma i risultati l'hanno bocciata. Non si può prendere l'allenatore del Barcellona B e consegnargli la Roma».
Il più grande errore di Luis Enrique? «Ha sottovalutato il calcio italiano. Ha peccato di presunzione. Gli vanno però riconosciute alcune qualità: è un uomo coerente e onesto».
La Roma al suo ex allenatore Zeman? «Zeman propone un calcio offensivo di qualità».
Rimpiange di non aver potuto lavorare nuovamente con Zeman? «Rimpiango la Roma. E rimpiango Roma. È la città dove ho deciso di vivere».
I più grandi compagni di avventura di Cassetti? «Totti è il numero uno. Poi Vucinic e De Rossi. Mirko è un fuoriclasse. Gli ho visto fare cose che appartengono solo a Messi e Cristiano Ronaldo».
La maggior differenza tra il calcio inglese e quello italiano? «L'intensità. I ritmi quassù sono più alti».
L'atmosfera fuori dal campo? «Fantastica. Qui non si sa che cosa sia la pressione».
L'aspetto negativo? «Gli arbitri. Sono molto limitati».
Come gioca il Watford? «Facciamo il 3-5-2, io sono l'esterno destro. Riesco a coprire ancora bene il campo, nonostante a Roma si pensasse che fossi bollito».
Come va con l'inglese? «In due mesi ho compiuto grandi progressi. Lo avevo studiato a scuola e ho buona memoria».
Che cosa le resta di sei anni di Roma? «Il gol nel derby, i trofei conquistati con Spalletti, partite memorabili e i rapporti con i compagni. L'ultimo che ho sentito è stato Totti. Mi ha chiamato durante la sosta della Nazionale. “Marco, sto a Londra”. “A Francé, io sto a Watford”. Francesco è così: ti sorprende sempre».
Ich begriff, daß Menschen zwar zueinander sprechen, aber sich nicht verstehen; daß ihre Worte Stöße sind, die an den Worten der anderen abprallen; daß es keine größere Illusion gibt als die Meinung, Sprache sei ein Mittel der Kommunikation zwischen Menschen.