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Re: Zdenek Zeman
Inviato: mer 5 set 2012, 16:17
da Pantheon
Abbacchio scottadito
Tagliata bavarese
Fiorentina
Ecco, abbiamo ribilanciato il karma del topic. Potete continuare.
Re: Zdenek Zeman
Inviato: mer 5 set 2012, 16:18
da lipa87
...e magari parlare di zeman

Re: Zdenek Zeman
Inviato: mer 5 set 2012, 17:02
da Jean Louis Scipione
io una bella bisteccona almeno uno o due volte a settimana la devo e voglio magnà
Re: Zdenek Zeman
Inviato: mer 5 set 2012, 18:39
da NaVaJo
A me tutto sto miele sparso su Zeman fa schifo..
Fino a ieri , c era solo terreno bruciato. Fra i dirigenti di calcio, fra i suoi colleghi, fra i i media, e anche fra i tifosi, non ce ne era uno che lo difendeva o ne parlasse bene. Ha dovuto sparire, ripartire da zero. E anche con il Foggia, due anni fa fu massacrato da arbitri e denigratori. Troppa gente ammanicata e vicina alla rubbentus e Moggi.. Pure oggi molti lo evitano per st appartenenza alla famigghia mafiosa. Vedi er zampa e il giocatollaio di genova per esempio. Pure fra i tifosi della Roma, ce ne erano pochi a rivolerlo. Ora tutti ad osannarlo. Gli interisti se facessero i calli loro.. quello striscione mica era pro zeman.. era contro la juve...
E oggi, molti di quelli che lo incensano,sono pronti a ridergli dietro e/o a godere in caso di sconfitte e di fallimento. Ci sono pochi tifosi itajani che amano il calcio pulito. Spero di sbagliarmi, e che molti abbiano aperto gli occhi.
Per quanto mi riguarda, l ho sognato, desiderato tanto. Spero che rimanga per anni qui da noi.e che si tolga qualche soddisfazione. A proposito di integratori.. vero che servivano per nasondere altra monnezza, ma ne prendevano pure a quintali, e del tipo che si dava pure ai cavalli... e quella brava persona pulita, che è molto superiore, come moralità a Totti, non si ricordava nulla davanti al giudice...
ma annate a fare in cubo va..................... Questa gioia, questo momento, è per i veri tifosi del calcio pulito. Romanisti e non.. Alla faccia dei rubbentini.
ps conosco anche un paio di lazziese veramente felici per Zeman.. proprio per la pulizia che chiede e predica.
Zeman for ever.
Re: Zdenek Zeman
Inviato: mer 5 set 2012, 18:54
da Er Fomento
Per me invece è sky che tiene in mano le redini del gioco perché finanziariamente controlla il calcio italiano, e Zeman è l'esempio del calcio pulito, quello che ti fa rendere un prodotto appetibile come spettacolo e rivalutato dopo innumerevoli scandali a cadenza quasi annuale... La cojonella era per Luis Enrique, per me nei confronti di Zdenek Zeman c'è un riavvicinamento vero, in colpevole ritardo...
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 15:16
da leonardello
Da il Messaggero.it
ROMA - "Credevamo che servisse almeno una sconfitta per far ripartire la fanfara anti-zemaniana, ma evidentemente è bastato leggere le lodi di altri giornali dopo la convincente vittoria di San Siro per tornare all'attacco".
E' il pensiero che questa mattina ricorreva nelle radio di matrice giallorossa e nei siti internet o blog dedicati alla "Maggica". Oggi infatti dalle pagine di Libero - il quotidiano che forse non a caso ospita le opinioni di Lucky Luciano Moggi, pluricondannato per Calciopoli e caso Gea - è ripartita la stagione degli attacchi “bislacchi” al boemo: «Belle parole e pochi fatti. Questo Zeman è comunista», titola l'articolo. Ovvero?
Le “prove”. «E' un uomo di paradossi - apre l'articolo - che fuggì a 21 anni dalla Praga sovietica per poi ricorrere senza rendersene conto alle medesime “armi” che hanno garantito al comunismo le sue fortune»: un'ideologia inattaccabile, con il “sacro Graal” del 4-3-3, una fede che «non tiene in alcun conto le evidenze», la «disciplina di partito», il culto della personalità come Togliatti e Stalin, addirittura l'auspicio di un «Sol dell'avvenire... in cui nessuna squadra giocherà più per portare a casa il risultato e tutte le partite finiranno 8-5 o 2-6».
Forse Libero non ha seguito lo scorso campionato? «Altro che ribelle» - prosegue l'autore Pollicelli - Zeman godrebbe senza motivo, visti gli «innumerevoli fallimenti», di un «occhio di riguardo da parte dei media», delle istituzioni e, udite udite, persino della giustizia sportiva (sic!). Con un nemico giurato quanto immotivato, la Juventus, che sarebbe il suo «poderoso alibi, per i suoi innumerevoli flop».
In mattinata queste frasi hanno già fatto il giro delle radio romane, mandando su tutte le furie i tifosi e i semplici amanti del calcio, che hanno apprezzato (vedi Gazzetta dello sport) l'abile strategia con cui domenica scorsa il boemo ha messo all'angolo il rampante Stramaccioni.
Solo questione di gusti e di voglia di far parlare di sè con una linea editoriale diversa? Probabile. O forse, più semplicemente, chi ospita Moggi non può amare Zeman.
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 15:45
da fabio656
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 16:19
da Blandols
Articolo completo nel suo delirio:
LIBEROQUOTIDIANO.IT (G. POLLICELLI) - Zdenek Zeman è uomo di silenzi, provocazioni e paradossi. Ma il paradosso più grande non lo ha espresso con le parole, lo ha prodotto con la biografia, lo ha realizzato attraverso la sua parabola esistenziale e professionale.
Il più grande paradosso di Zeman consiste nell’avere abbandonato a ventuno anni la sua città, Praga, per fuggire al comunismo, e nell’essere poi divenuto una delle personalità più popolari e carismatiche d’Italia (dove vive dal 1968, quando fece la scelta dolorosa di fermarsi a Palermo, lontano dai carri armati sovietici ma anche dagli affetti più cari) ricorrendo senza rendersene conto alle medesime «armi» che hanno garantito al comunismo le sue fortune. Quella che viene accordata a Zeman e al suo immodificabile modulo di gioco, il 4-3-3, non è mai semplice e razionale stima: è adesione fideistica, è un abbandono dai connotati mistici che ha le esatte caratteristiche della fede nel comunismo e nelle sue mirabolanti promesse. Una fede che, in quanto tale, non tiene in alcun conto le evidenze, nutrendosi bensì di profezie, di attese messianiche, di invettive.
Stessa ideologia Le analogie tra la figura di Zeman e il comunismo sono talmente tante, e così stringenti, che vale la pena passarle in rassegna. Innanzi tutto, alla base della filosofia zemaniana, vi è l’ideologia: per Zeman, come per il comunismo, non sono mai le idee a doversi adattare alla realtà, è la realtà che deve piegarsi agli schemi dell’ideologia. E se la realtà a questi schemi non si piega, vuol dire che è la realtà a essere sbagliata, non l’ideologia, la quale è perfetta e, dunque, immutabile.
Come nel comunismo, ciò che è collettivo deve sempre fare premio, per Zeman, su ciò che è individuale: il calciatore che osi trasgredire il modulo va subito emarginato, affinché non contamini il corpo sano della squadra. Come il comunismo, Zeman auspica l’avvento di un uomo nuovo, una forma evoluta di essere umano che non conosca tentazioni, cedimenti, slealtà. Come il comunismo, Zeman preconizza il sol dell’avvenire, il materializzarsi di un evo in cui nessuna squadra giocherà più per portare a casa il risultato e tutte le partite finiranno 8-5 o 2-6, e la formazione allenata da Zeman, che è il migliore, conquisterà il campionato più spesso delle altre perché non vi saranno più cinici imbroglioni a impedirlo.
Come il comunismo, Zeman applica la disciplina di partito: lo fece quando, in un sorprendente accesso garantista, prese le difese del patron del Foggia Pasquale Casillo, implicato in fatti di camorra. Come capitava a un Togliatti o a un Berlinguer, e ancor di più succede con l’icona di Guevara, a Zeman è riservato un autentico (e trasversale) culto della personalità. Come il comunismo, Zeman ottiene sporadici successi e innumerevoli fallimenti (nessun trofeo vinto in carriera, una quantità ragguardevole di esoneri, eccezionali record negativi come i quattro derby persi in un anno sulla panchina della Roma), ma ai suoi seguaci non importa, poiché il tempo dell’affermazione arriverà.
Come il comunismo, Zeman vuole il riscatto dei perdenti e dei (presunti) derelitti, sempre demagogicamente considerati la parte buona da contrapporre a quella, ignobile, dei vincenti. Come il comunismo, Zeman ha il suo nemico giurato, la Juventus (identificata con il grande capitale e le sue losche manovre), che è anche un poderoso alibi per giustificare le sconfitte, il comodo bersaglio grosso da colpire ogni volta che gli eventi prendono una brutta piega. Come il comunismo, Zeman difetta quanto a coerenza: paladino dell’integrità morale, nel 1994 spese queste parole riguardo alla mafia: «Io non l’ho mai scoperta, la mafia. (...) Le stragi di Capaci e via d’Amelio? Ma questa è mafia? Allora, se questa è mafia, cancello tutto e dico che la mafia è una cosa bruttissima, gravissima e così via. Ma io non sono convinto che quella sia mafia».
Qualche bugia... Come il comunismo, Zeman mente: in qualità di teste dell’accusa al processo di Calciopoli disse di non aver mai avuto a che fare in vita sua con Moggi, salvo smentirsi clamorosamente nel documentario Zemanlandia, in cui racconta di quando, da allenatore del Parma, pranzò proprio con Big Luciano. Come il comunismo, Zeman gode di un occhio di riguardo da parte dei media (che lo trattano alla stregua di un santo o di un eroe), delle istituzioni (di recente il sindaco di Roma gli ha consegnato il premio fair play «Avversari sì, nemici mai», non molti giorni dopo la diffusione di una foto che immortala Zdenek mentre autografa una maglia con su scritto «Odio la Juve!»), e della giustizia, che non lo ha indagato per omessa denuncia benché nel 2005 avesse avuto la sensazione - lo disse lui stesso, e figuriamoci se un leader del suo calibro poteva non sapere cosa accadeva nel proprio spogliatoio - che i giocatori del suo Lecce si fossero accordati con quelli del Parma per non farsi male.
Come il comunismo, Zdenek promette meraviglie che, alla resa dei conti, si rivelano ingannevoli miraggi. E allora hasta la victoria, mister Zeman! Tanto lo sappiamo che è soltanto un bello slogan.
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 16:29
da LazioEqualShit
Vabbè se Libero è considerato un giornale nel senso più stretto del termine, allora io sono Brad Pitt
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 16:45
da Ginobili
Blandols ha scritto:Articolo completo nel suo delirio:
LIBEROQUOTIDIANO.IT (G. POLLICELLI) - Zdenek Zeman è uomo di silenzi, provocazioni e paradossi. Ma il paradosso più grande non lo ha espresso con le parole, lo ha prodotto con la biografia, lo ha realizzato attraverso la sua parabola esistenziale e professionale.
Il più grande paradosso di Zeman consiste nell’avere abbandonato a ventuno anni la sua città, Praga, per fuggire al comunismo, e nell’essere poi divenuto una delle personalità più popolari e carismatiche d’Italia (dove vive dal 1968, quando fece la scelta dolorosa di fermarsi a Palermo, lontano dai carri armati sovietici ma anche dagli affetti più cari) ricorrendo senza rendersene conto alle medesime «armi» che hanno garantito al comunismo le sue fortune. Quella che viene accordata a Zeman e al suo immodificabile modulo di gioco, il 4-3-3, non è mai semplice e razionale stima: è adesione fideistica, è un abbandono dai connotati mistici che ha le esatte caratteristiche della fede nel comunismo e nelle sue mirabolanti promesse. Una fede che, in quanto tale, non tiene in alcun conto le evidenze, nutrendosi bensì di profezie, di attese messianiche, di invettive.
Stessa ideologia Le analogie tra la figura di Zeman e il comunismo sono talmente tante, e così stringenti, che vale la pena passarle in rassegna. Innanzi tutto, alla base della filosofia zemaniana, vi è l’ideologia: per Zeman, come per il comunismo, non sono mai le idee a doversi adattare alla realtà, è la realtà che deve piegarsi agli schemi dell’ideologia. E se la realtà a questi schemi non si piega, vuol dire che è la realtà a essere sbagliata, non l’ideologia, la quale è perfetta e, dunque, immutabile.
Come nel comunismo, ciò che è collettivo deve sempre fare premio, per Zeman, su ciò che è individuale: il calciatore che osi trasgredire il modulo va subito emarginato, affinché non contamini il corpo sano della squadra. Come il comunismo, Zeman auspica l’avvento di un uomo nuovo, una forma evoluta di essere umano che non conosca tentazioni, cedimenti, slealtà. Come il comunismo, Zeman preconizza il sol dell’avvenire, il materializzarsi di un evo in cui nessuna squadra giocherà più per portare a casa il risultato e tutte le partite finiranno 8-5 o 2-6, e la formazione allenata da Zeman, che è il migliore, conquisterà il campionato più spesso delle altre perché non vi saranno più cinici imbroglioni a impedirlo.
Come il comunismo, Zeman applica la disciplina di partito: lo fece quando, in un sorprendente accesso garantista, prese le difese del patron del Foggia Pasquale Casillo, implicato in fatti di camorra. Come capitava a un Togliatti o a un Berlinguer, e ancor di più succede con l’icona di Guevara, a Zeman è riservato un autentico (e trasversale) culto della personalità. Come il comunismo, Zeman ottiene sporadici successi e innumerevoli fallimenti (nessun trofeo vinto in carriera, una quantità ragguardevole di esoneri, eccezionali record negativi come i quattro derby persi in un anno sulla panchina della Roma), ma ai suoi seguaci non importa, poiché il tempo dell’affermazione arriverà.
Come il comunismo, Zeman vuole il riscatto dei perdenti e dei (presunti) derelitti, sempre demagogicamente considerati la parte buona da contrapporre a quella, ignobile, dei vincenti. Come il comunismo, Zeman ha il suo nemico giurato, la Juventus (identificata con il grande capitale e le sue losche manovre), che è anche un poderoso alibi per giustificare le sconfitte, il comodo bersaglio grosso da colpire ogni volta che gli eventi prendono una brutta piega. Come il comunismo, Zeman difetta quanto a coerenza: paladino dell’integrità morale, nel 1994 spese queste parole riguardo alla mafia: «Io non l’ho mai scoperta, la mafia. (...) Le stragi di Capaci e via d’Amelio? Ma questa è mafia? Allora, se questa è mafia, cancello tutto e dico che la mafia è una cosa bruttissima, gravissima e così via. Ma io non sono convinto che quella sia mafia».
Qualche bugia... Come il comunismo, Zeman mente: in qualità di teste dell’accusa al processo di Calciopoli disse di non aver mai avuto a che fare in vita sua con Moggi, salvo smentirsi clamorosamente nel documentario Zemanlandia, in cui racconta di quando, da allenatore del Parma, pranzò proprio con Big Luciano. Come il comunismo, Zeman gode di un occhio di riguardo da parte dei media (che lo trattano alla stregua di un santo o di un eroe), delle istituzioni (di recente il sindaco di Roma gli ha consegnato il premio fair play «Avversari sì, nemici mai», non molti giorni dopo la diffusione di una foto che immortala Zdenek mentre autografa una maglia con su scritto «Odio la Juve!»), e della giustizia, che non lo ha indagato per omessa denuncia benché nel 2005 avesse avuto la sensazione - lo disse lui stesso, e figuriamoci se un leader del suo calibro poteva non sapere cosa accadeva nel proprio spogliatoio - che i giocatori del suo Lecce si fossero accordati con quelli del Parma per non farsi male.
Come il comunismo, Zdenek promette meraviglie che, alla resa dei conti, si rivelano ingannevoli miraggi. E allora hasta la victoria, mister Zeman! Tanto lo sappiamo che è soltanto un bello slogan.
Libero...
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 16:52
da Luke Skywalker
Il credo tattico di Zeman paragonato al comunismo reale...ma che se fumano questi?
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 17:02
da Robocop
Samberloz
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 17:14
da Alevt86
JUVENTUS FANS INTERVISTA GIUSEPPE POLLICELLI
Nato a Roma nel 1974, Giuseppe Pollicelli è giornalista, poeta e attore. Il suo ultimo libro è la raccolta di liriche “Che quantità d’amore vuoi. Poesie sulle passioni, sul sesso e in definitiva sulla vita” (2008). Opinionista della trasmissione televisiva “La Juve è sempre la Juve”, ha pubblicato suoi interventi nei libri “Er go’ de Turone. Diari di uno juventino a Roma” di Massimo Zampini (2009) e “Heysel. Prove di memoria” di Emilio Targia (2010).
Giuseppe, innanzitutto complimenti per il tuo impegno quotidiano a favore della corretta informazione sportiva, che troppo spesso risulta essere superficiale, talvolta anche poco onesta. Il dopo Calciopoli per la Juventus sembra iniziare da questa stagione, con l’insediamento di Andrea Agnelli alla presidenza: sei ottimista?
Grazie dei complimenti. Sono abbastanza ottimista. Prima di tutto perché Andrea Agnelli è davvero attaccato alla Juventus, ha nei confronti della squadra un affetto profondo e sincero e non la ritiene solo un asset aziendale (atteggiamento che, come abbiamo visto, nel calcio non è sufficiente per ottenere buoni risultati). Mi sembra che finora siano state ingaggiate persone competenti da un punto di vista sportivo e dotate di buona personalità. Anche i primi acquisti fatti sono incoraggianti, malgrado non vi sia ancora stato, a mio avviso, il colpo in grado di fare la differenza. Passando al piano della giustizia, la netta e ribadita presa di posizione di Andrea Agnelli riguardo al fatto che non saranno tollerate ulteriori ingiustizie da parte della Juve fa ben sperare (simili dichiarazioni sarebbero state assolutamente impensabili con la precedente dirigenza) ma anche qui, come suol dirsi, fino a quando non vedo non credo.
L’assetto societario della Juve è quasi interamente rivoluzionato, sei soddisfatto o avresti voluto vedere qualche altro personaggio che ritieni competente?
Mi sarebbe piaciuto un allenatore che desse maggiori garanzie di saper gestire una squadra di vertice ma ritengo comunque che si debba accordare piena fiducia a Del Neri.
La Juventus si appresta ad una nuova stagione, che seppur senza Champions si preannuncia comunque molto impegnativa, secondo te la rosa costruita fino adesso e con le ipotesi che girano sui giornali, a cosa può davvero ambire?
Secondo me può ambire a una delle prime tre posizioni in campionato e al successo nell’Europa League. Inoltre vorrei che non trascurasse più la Coppa Italia, anche perché è ora di guadagnarsi la famosa stelletta ottenendo finalmente la decima vittoria e lasciando la Roma a quota nove.
Hai condotto egregiamente la rubrica "Disinformatija" nella nota trasmissione televisiva “La Juve è sempre la Juve”, qual è la tua opinione della stampa e dei media italiani?
Prima non era buona, anche perché (con le dovute eccezioni) reputo quella dei giornalisti una delle categorie più ignoranti del Paese, e lo dico da iscritto all’albo dei giornalisti. In televisione, soprattutto, i maltrattamenti inauditi cui i sedicenti giornalisti sottopongono la povera lingua italiana andrebbero puniti con pene corporali. Dopo Calciopoli la mia opinione è divenuta pessima: si è scoperto infatti che numerosi giornalisti italiani disinformano anziché informare (e spesso sono estremamente disinformati e superficiali a propria volta), facendo prevalere sulla deontologia l’interesse del momento, il servilismo nei confronti del datore di lavoro e, ovviamente, quella bruttissima malattia dello spirito che è sovente il tifo.
Sarai sicuramente a conoscenza della questione dei deferimenti a causa di inibizioni di dirigenti e presidenti, il cosiddetto caso “Moratti-Preziosi”: la stampa straniera ha dato molto risalto a questa notizia, il quotidiano «Marca» ha parlato di tripletta falsata e di provvedimenti seri nei confronti dell’Inter, in Italia invece si è minimizzata la vicenda. È il classico caso di disinformatija?
Certamente. si tratta proprio di questo. Non c’è altro da aggiungere.
Passiamo un po’ al tema Calciopoli. Perché la Juventus non affianca i legali di Moggi? Eppure è stata danneggiata in ogni ambito, da quello sportivo a quello economico.
Perché non lo abbia fatto finora lo sappiamo bene. Quanto all’oggi, purtroppo, dopo l’osceno martellamento mediatico che ben sappiamo (e in ragione del quale io sostengo che Moggi dovrebbe rivolgersi, con Giraudo, ad Amnesty International poiché è a tutti gli effetti un perseguitato) la reputazione di Luciano è ormai compromessa presso il grosso dell’opinione pubblica, quindi io penso che alla Juve siano convinti che qualsiasi nuovo accostamento alla figura di Moggi causerebbe un danno d’immagine alla società. Talché le strade, anche giudiziarie, rimangono nettamente separate.
Cosa ti aspetti dal processo di Napoli e, secondo te, c’è la possibilità che si apra un nuovo processo sportivo?
Circa gli esiti del processo penale napoletano sono, onestamente, molto speranzoso, anche perché malgrado tutto ho ancora fiducia nella giustizia ordinaria. Per quanto riguarda il capitolo sportivo, sono persuaso che dipenda tutto ed esclusivamente dalle mosse che deciderà di fare la Juventus, magari dopo una positiva conclusione del processo di Napoli. Il destino della Juve è ancora, in gran parte, nelle mani della Juve stessa, anche per ciò che riguarda la giustizia sportiva.
Mimmo Celsi, un tuo “collega” di informazione juventina, in un’intervista che ci ha concesso ha detto che i tifosi della Juve devono essere uniti, remare tutti nella stessa direzione perché la FIGC sta continuando a prenderci in giro. Sei d’accordo con lui?
Al cento per cento.
Ti abbiamo conosciuto grazie alla tua collaborazione alla trasmissione televisiva “La Juve è sempre la Juve”, cosa porti con te di questa esperienza?
Soprattutto due cose. L’affetto e il sostegno di tanti telespettatori e la consapevolezza che ci sono tante persone che non fanno i giornalisti di mestiere eppure sono molto più brave, obiettive e dotate di molti professionisti. Penso ad esempio all’amico Massimo Zampini, cui auguro di proseguire in questa sua carriera parallela nel mondo della comunicazione.
Giuseppe, che cos’è per te la Juventus?
Per definire il mio essere tifoso della Juventus ho coniato questa frase: “Io sono juventino perché essere della Juve significa essere la maggioranza, eppure distinguersi”.
Giuseppe Pollicelli intervistato dallo staff di Juventus Fans
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 17:21
da Alevt86
Altri dati biografici sul gobbo Pollicelli
GIUSEPPE POLLICELLI
Sono nato a Roma, dove vivo, il 7 gennaio 1974. Sin dall’età più tenera mi sono interessato a talmente tante cose che non ho mai trovato il tempo per laurearmi. Ma non dispero: prima o poi avrò anch’io il mio “fottuto pezzo di carta”.
Sono giornalista pubblicista e mi piace molto leggere, tanto la narrativa quanto la saggistica, tanto i fumetti quanto i quotidiani. Stravedo per Franco Battiato e ho una grossa passione per il cinema e per il teatro, anche se quest’ultimo mi piace più farlo che guardarlo. Quando avevo quindici anni mi turbò molto quel verso di Bufalo Bill di Francesco De Gregori che recita: «Avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più»: adesso che di anni non ne ho più quindici bensì oltre il doppio mi ritengo soddisfatto perché, strano a dirsi, sono un po’ più giovane di prima.
Manco una laurea c'ha questo, manco l'esame per entrare nell'ordine dei giornalisti ha fatto.
Una nullità...
Re: Zdenek Zeman
Inviato: gio 6 set 2012, 18:32
da fiume
Blandols ha scritto:Articolo completo nel suo delirio:
LIBEROQUOTIDIANO.IT (G. POLLICELLI)
Impossibile commentare senza insultare.