In memoria di Celestino Colombi, quarantunenne bergamasco del tutto estraneo alla partita e alla realtá del calcio in generale, non essendo minimamente tifoso. Morto durante una carica effettuata dai CC, in maniera selvaggia e senza motivazione alcuna. Inizialmente visto il suo passato da ex tossicodipendente, provarono a far passare il suo decesso, come una disgrazia. Tentando di far credere che il poveretto era comunque prossimo alla sua ora in quei frangenti, poichè si trascinava dietro eccessi di un'esistenza passata tra lacci emostatici e sert, al culmine di una vita di stenti dedita all'eroina. La verità venne fuori in seguito. Uomo che abitava nei pressi dello stadio orobico e che quel 10 gennaio del 1993 al termine di Atalanta-Roma, si trovó a passare per caso dopo la partita in quel piazzale, considerato che tornava da una seduta ospedaliera dallo psicologo. Venne risucchiato in un'azione scellerata intrapresa dal "simpatico" reparto celere di Padova, che improvvisamente partì all'assalto sotto la curva atalantina nei pressi di un bar nelle vicinanze, causandogli un arresto cardiaco, dovuto agli attimi di terrore vissuti in quegli istanti. Responsabili e condannati, come al solito manco mezzo. La domenica seguente, ad eccezione dei napoletani, tutte le curve italiche, mostrarono lo striscione: "10-1-'93: la morte è uguale per tutti."