[Serie A] Campionato 2017/18
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
[rimosso dallo staff]
SE PER SOPRAVVIVERE DEVO STRISCIARE, MI ALZO IN PIEDI E MUOIO.
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
che cazzoni che siete 

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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Lasciami qualche riga per commentare l'esonero del pelatoSaintTDI ha scritto:prenotato
Io al primo che mi scrive 11 partite di questa stagione tra Campionato e Europa League in cui Paredes gioca almeno un tempo da 6,5 a salire offro una cena con facoltà di scegliersi il ristorante
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Hai prenotato?SaintTDI ha scritto:prenotato
Vladimir Putin pelato
L'Ucraina c'hai rovinato
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
prenotato
circo massimo
100mila posti
20 maggio sera
già mangiati
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Fortune, that arrant whore
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
troppo tardiLando ha scritto:prenotato
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100mila posti
20 maggio sera
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shaka ha scritto:Grande Ramon, ora deve andare al prossimo incontro, accettare tutte le richieste di quel maiale di Atangana, firmare tutto, poi s'abbassa i pantaloni davanti a tutti, se mette in posizione de squat e su quel foglio ce fa na bella cacata
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Io schiatterò prima di arrivarci
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Non vedo oggi come si possa entrare tra i primi quattro
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Fabrizio Biasin su tuttomercatoweb
La Serie A sta rinascendo. Non è la solita manfrina estiva, no, stavolta ci sono i fatti. In primis, il fatto che iclub italiani stiano spendendo un sacco di soldi durante questo mercato, anche se non sembra. Solo la Premier, irraggiungibile per via del miliardario contratto dei diritti tv, ha sborsato di più (1 miliardo). La A, complessivamente, ha speso ben 703 milioni, la Ligue 1, terza, 553 milioni Neymar incluso. Di più, di meglio: non è solo la spesa a testimoniare il ritorno della A, ma anche l'idea di mercato delle grandi. Mentre le big mondiali si sfidano a colpi milionari, quasi più attente all'“effetto” che all'utilità in campo del nuovo acquisto (Real e Barcellona risponderanno con logica all'affare Neymar?), c'è questa tendenza delle nostre squadre a custodire gelosamente i giocatori migliori. Quelli che fino a pochi anni fa sfruttavano la A come trampolino per beccare contratti milionari all'estero, ora rimangono. Eravamo un grande allevamento per gli altri, che con i milioni negli zaini venivano a comprarci le più dolci primizie, ora invece abbiamo chiuso le frontiere, siamo diventati protezionisti, forse abbiamo ricominciato semplicemente a considerarci uguali agli altri, e non più inadeguati. In fondo, la Premier tanto affascinante non vince in Europa da anni. Dunque (stadi a parte), perché noi dovremmo sentirci inferiori agli inglesi?
Prendiamo ad esempio il mercato del Napoli. Mertens sarebbe potuto andare ovunque, così pure Insigne e Koulibaly. Invece hanno tutti scelto di restare, certamente in cambio di un adeguamento dello stipendio, ma hanno comunque liberamente deciso di percepirlo in Italia. Oppure l'operato dell'Inter, che ha fissato fin da subito un prezzo per Perisic e da lì non si è mai mossa. Nonostante il corteggiamento dello United, il croato è ancora nerazzurro e probabilmente lo rimarrà, visto l'adeguamento di contratto ora sul tavolo: una mossa intelligente, perché se valuti un giocatore più di 50 milioni devi poi garantirgli uno stipendio in linea. Così pure la Roma, che ha ceduto Rudiger, Salah e Paredes all'estero ma ha condotto contrattazioni esemplari: non li ha svenduti, alla fine ha incassato quanto voleva. Obbligato a vendere, Monchi si è subito dimostrato bravo a prendere i soldi degli altri. Non a caso due su tre li ha venduti ai più ricchi: i club inglesi. E infine il Milan, che prendendo Bonucci è diventato un po' l'emblema di questa rinnovata forza. Un grande campione è passato dalla migliore squadra d'Italia ad un'altra nonostante questa fosse reduce da anni mediocri, non è andato all'estero, non ha impoverito il campionato. Anzi, lo alimenterà perché avvicina la competitività del Milan a quella della Juve.
Così, dietro ai bianconeri, che comunque rimangono i favoriti, sta salendo una flotta di squadre. Tutte senz'altro più complete rispetto al passato. Alcune più forti (il Milan), altre più consapevoli (il Napoli “unito” alla città dal sogno-Scudetto e l'Inter, che sembra improvvisamente diventata pratica, quasi scientifica), e altre ancora rinfrescate da volti nuovi e liberate di alcuni rapporti difficili (la Roma). Ora tutte sembrano impegnate nel raggiungersi, ognuna a modo suo. Ed è una diversità che fortifica il campionato. In tutte sembra essere finalmente tornata la volontà di sentirsi protagoniste. È diventata di conseguenza l'estate in cui si sta preparando l'assalto collettivo al trono della Juve. Tutte hanno avuto la stessa idea, e c'entra molto l'allargamento dei posti disponibili per la Champions fino a quattro direttamente ai gironi, che non è stato altro che un sincero invito del calcio alla Serie A. È come se qualcuno ci avesse invitato a tornare ai nostri livelli, ricordandoci che siamo gli unici a sottovalutarci. Ci hanno teso una mano, la stiamo cogliendo. Fino a prova contraria, è un discreto cambiamento
La Serie A sta rinascendo. Non è la solita manfrina estiva, no, stavolta ci sono i fatti. In primis, il fatto che iclub italiani stiano spendendo un sacco di soldi durante questo mercato, anche se non sembra. Solo la Premier, irraggiungibile per via del miliardario contratto dei diritti tv, ha sborsato di più (1 miliardo). La A, complessivamente, ha speso ben 703 milioni, la Ligue 1, terza, 553 milioni Neymar incluso. Di più, di meglio: non è solo la spesa a testimoniare il ritorno della A, ma anche l'idea di mercato delle grandi. Mentre le big mondiali si sfidano a colpi milionari, quasi più attente all'“effetto” che all'utilità in campo del nuovo acquisto (Real e Barcellona risponderanno con logica all'affare Neymar?), c'è questa tendenza delle nostre squadre a custodire gelosamente i giocatori migliori. Quelli che fino a pochi anni fa sfruttavano la A come trampolino per beccare contratti milionari all'estero, ora rimangono. Eravamo un grande allevamento per gli altri, che con i milioni negli zaini venivano a comprarci le più dolci primizie, ora invece abbiamo chiuso le frontiere, siamo diventati protezionisti, forse abbiamo ricominciato semplicemente a considerarci uguali agli altri, e non più inadeguati. In fondo, la Premier tanto affascinante non vince in Europa da anni. Dunque (stadi a parte), perché noi dovremmo sentirci inferiori agli inglesi?
Prendiamo ad esempio il mercato del Napoli. Mertens sarebbe potuto andare ovunque, così pure Insigne e Koulibaly. Invece hanno tutti scelto di restare, certamente in cambio di un adeguamento dello stipendio, ma hanno comunque liberamente deciso di percepirlo in Italia. Oppure l'operato dell'Inter, che ha fissato fin da subito un prezzo per Perisic e da lì non si è mai mossa. Nonostante il corteggiamento dello United, il croato è ancora nerazzurro e probabilmente lo rimarrà, visto l'adeguamento di contratto ora sul tavolo: una mossa intelligente, perché se valuti un giocatore più di 50 milioni devi poi garantirgli uno stipendio in linea. Così pure la Roma, che ha ceduto Rudiger, Salah e Paredes all'estero ma ha condotto contrattazioni esemplari: non li ha svenduti, alla fine ha incassato quanto voleva. Obbligato a vendere, Monchi si è subito dimostrato bravo a prendere i soldi degli altri. Non a caso due su tre li ha venduti ai più ricchi: i club inglesi. E infine il Milan, che prendendo Bonucci è diventato un po' l'emblema di questa rinnovata forza. Un grande campione è passato dalla migliore squadra d'Italia ad un'altra nonostante questa fosse reduce da anni mediocri, non è andato all'estero, non ha impoverito il campionato. Anzi, lo alimenterà perché avvicina la competitività del Milan a quella della Juve.
Così, dietro ai bianconeri, che comunque rimangono i favoriti, sta salendo una flotta di squadre. Tutte senz'altro più complete rispetto al passato. Alcune più forti (il Milan), altre più consapevoli (il Napoli “unito” alla città dal sogno-Scudetto e l'Inter, che sembra improvvisamente diventata pratica, quasi scientifica), e altre ancora rinfrescate da volti nuovi e liberate di alcuni rapporti difficili (la Roma). Ora tutte sembrano impegnate nel raggiungersi, ognuna a modo suo. Ed è una diversità che fortifica il campionato. In tutte sembra essere finalmente tornata la volontà di sentirsi protagoniste. È diventata di conseguenza l'estate in cui si sta preparando l'assalto collettivo al trono della Juve. Tutte hanno avuto la stessa idea, e c'entra molto l'allargamento dei posti disponibili per la Champions fino a quattro direttamente ai gironi, che non è stato altro che un sincero invito del calcio alla Serie A. È come se qualcuno ci avesse invitato a tornare ai nostri livelli, ricordandoci che siamo gli unici a sottovalutarci. Ci hanno teso una mano, la stiamo cogliendo. Fino a prova contraria, è un discreto cambiamento
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Sì bello tutto il discorso. Però me pare che un'Italiana non ha mai vinto l'EL, vinta dallo United, e che l'ultima Champions è stata vinta dalla Serie A nel 2010 e dalla Premier nel 2012.
Le leggende della Premier che non vince
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«A Tor di Valle ci sono i nidi di uccello e si riproducono lucertole e rane. Noi staremo sempre dalla parte delle rane e delle lucertole». (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente)
Utente del Mese di Postromantico, edizione Ottobre 2017
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Biasin ma che cazzo stai a dì? 

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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Cagliari a Torino con Cop. Scansopoli è iniziata.
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
VAR chiamata, rigore tirato di merda da Farias
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
L'avevo capito dalla rincorsa che l'avrebbe fallito. Maledetto Cagliari che squadra inutile.
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Re: [Serie A] Campionato 2017/18
Sta giocando bene.antoniocs ha scritto:Cagliari a Torino con Cop. Scansopoli è iniziata.
Se poi Farago si mangia un gol a porta vuota e Farias un rigore...
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