alectric ha scritto:Ma il musicologo è uno studioso Andre'...
Rientra nella categoria: utili alla società...
Quelli di cui parlo io sono quelli che si improvvisano o si inventano critici...
Solo per il fatto che qualcuno gli ha più o meno inopinatamente dato una penna in mano...
be’, oggi chiunque prende la penna in mano o la tastiera e, come un novello bouvard o pécuchet, si profonde in giaculatorie più o meno interessanti su musica, libri, cinema, bla bla bla. (ma sempre prima i marò)
ma, a parte ciò, il critico è sempre un musicologo e visto che parliamo di rock deve essere anche un po’ sociologo, o almeno mostrare un po’ di sensibilità nel saper collocare la musica (o i libri o i film) all’interno di dinamiche che li spiegano e li generano. alex ross fa questo e il suo libro è per me un oggetto su cui torno spessissimo anche per le mie cose, che pure sono tutt’altro. tu quando ci hai spiegato la struttura di un pezzo house ci hai dato l’intervento di un critico.
eppure non c’è solo questo. uno degli scrittori che più hanno (de)costruito la nostra educazione, diseducandoci, è stato lester bangs, uno dei critici musicali più corrosivi e antisistema prodotti negli ultimi 40 anni. ciò che importava lì era il gesto letterario e politico che si affiancava alle nuove correnti musicali (il punk su tutti) più che l’analisi della struttura musicale in sé. la parola non è solo al servizio della musica, ma entrambe formano come per coagulo un atto di critica politica. qualcosa di completamente diverso. ecco, direi che uno dovrebbe leggere assolutamente guida ragionevole al frastuono più atroce (minimum fax).
come vedi, il rumore torna sempre!
è per questo che si può e si deve scrivere di musica. se lo si sa fare.