MatteoAsroma90 ha scritto:
Per me la teoria del caos è sempre quella più accreditata...
MatteoAsroma90 ha scritto:come ho già detto in un post precedente con porcaccia... l'unire varie culture in un lasso di tempo ristretto e sopratutto non spontaneo crea confusione, disagi sociali e intolleranza... sopratutto in un continente con una cultura millenaria e radicata come l'europa
Sull'intolleranza (religiosa, etnica, politica e sociale) la millenaria cultura europea ha una lunghissima storia.
MatteoAsroma90 ha scritto: la mescolanza tra i popoli dovrebbe essere una cosa spontanea... invece mi sembra ci sia proprio un disegno per accellerare l'opposto... al fine di tenere sotto controllo il popolo attraverso la totale mancanza di nazionalismo... penso e credo sia un piano architettato dalle lobbies finanziarie... è un mio pensiero... come tutti hanno il loro... in questa vita esistiamo per pensare, ragionare e creare concetti... io non ho mai ridicolizzato il pensiero altrui... mi piacerebbe si facesse lo stesso con me...
Quindi ci sarebbe un preciso disegno delle "lobbies finanziarie" inteso a confondere i vari nazionalismi favorendo un'immigrazione indiscriminata - se interpreto bene il tuo pensiero - così da far perdere ai popoli il senso di identità nazionale. E questo per controllarli meglio. Ma quale sarebbe lo scopo? Il potere per il potere? Mantenere lo
status quo? Frenare possibili rivoluzioni dal basso? Fornire un capro espiatorio per le frustrazioni dovute alla crisi economica?
Se ne facciamo un problema culturale, è questione di modalità di integrazione. Multiculturalismo? Comunitarismo? Assimilazione?
Se la questione è politica, deve essere affrontata in sede europea prima che nazionale. Ad esempio: vogliamo la Turchia in Europa? Siamo pronti ad accogliere milioni di lavoratori "musulmani" nel cuore dell'Europa cristiana? Ha senso allargare i confini geopolitici dell'Europa fino all'Asia?
Se invece ci interessano solo le ripercussioni sul sistema economico, il problema non si pone. La forza lavoro di extracomunitari è necessaria all'economia nazionale, al netto del tasso fisiologico (più o meno variabile) di immigrazione clandestina. Tutti gli studi recenti dimostrano come il tasso di disoccupazione cescente sia scarsamente correlato alle ondate migratorie, che vanno perlopiù a colmare quei settori del lavoro manuale che gli indigeni hanno quasi abbandonato da tempo. La vera crisi colpisce altri settori, il terziario soprattutto e il lavoro dipendente sottopagato. Tra l'altro, creare una nuova popolazione di consumatori dovrebbe favorire una ripresa dell'economia, nel lungo termine.
Ma il punto essenziale poi, è cercare di capire come dovrebbe cambiare la cultura, l'economia, la legislazione politica e sociale di un paese che si trova ad essere oggetto di flussi migratori, non trovare il sistema per fermare questo processo. Ciò che può essere una risorsa non deve diventare un problema.