Sebastiano "Sebino" Nela
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Re: Sebino Nela
è vero... sarebbe stato meglio se lo diceva Candela visto la fine che ha fatto...johmilton ha scritto: Disse che lui non voleva fare la fine di Garrincha, povero e alcolizzato, per questo è andato al Milan
P.s. sta cattiveria potevo risparmiarmela...
Ogni mattina un calciatore della Roma si sveglia e sa che dovrà correre più di Sabatini... o verrà venduto... hungry for money
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Re: Sebino Nela
Elisa ha scritto:Forse è un'impressione mia ma gli ex giocatori della Roma, chiamati ai commenti, fanno sempre di tutto per non passare per tifosi, a volte anche attaccando. Altri non si fanno questi problemi...
IO HO VISTO GIOCÀ TOTTI
9 giugno 2012... io c'ero
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Re: Sebino Nela
balbo5 ha scritto:è vero... sarebbe stato meglio se lo diceva Candela visto la fine che ha fatto...
P.s. sta cattiveria potevo risparmiarmela...
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Re: Sebino Nela
Di Livio lo scorso anno ha puntualmente stroncato la Roma, Nela il contrario... come cambia la vita
Titoli personali: cazzone ignorato per meriti forumistici
Re: Sebino Nela
Sarebbe perfettamente inutile per Nela eventualmente avercela con la Roma per la storia della Hall of Fame... c'è stata una votazione e I TIFOSI DELLA ROMA hanno preferito il grande FRANCESCO ROCCA. Quindi, semmai, Nela dovrebbe rosicare coi tifosi e non con la società
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Re: Sebino Nela
Il grande Francesco Rocca non si tocca, la sua generosità e la sua "romanistità" erano infinite, lasciatevelo dire da uno che all'epoca era tutte le domeniche in Curva Sud ad ammirare le sue sgroppate sulla fascia (fino a 21 anni, poi quel maledetto infortunio gli ha stroncato la carriera)
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Re: Sebino Nela
io purtroppo non ho mai potuto vedere dal vivo Rocca, ma i miei me lo hanno sempre descritto come un'IRA DI DIO, al confronto Cabrini (il top per l'epoca) non gli allacciava nemmeno gli scarpini.
Ovvio che in una votazione popolare il sentimento e l'emotività abbiano una valenza importante, e credo che aver inserito Rocca non sia stato per fare uno sgarbo a Nela, ma sia una sorta di risarcimento e rivincita sul destino per questo sfortunato calciatore. Sfido, infatti, chi abbia visto giocare Nela a non considerarlo uno dei migliori terzini che abbiano indossato la maglia giallorossa.
Anche come commentatore non mi dispiace, anche se ultimamente con Sky non ho modo di ascoltarlo. meglio qualche critica, se ben argomentata, piuttosto dei crociati villapacelliani o americani
Ovvio che in una votazione popolare il sentimento e l'emotività abbiano una valenza importante, e credo che aver inserito Rocca non sia stato per fare uno sgarbo a Nela, ma sia una sorta di risarcimento e rivincita sul destino per questo sfortunato calciatore. Sfido, infatti, chi abbia visto giocare Nela a non considerarlo uno dei migliori terzini che abbiano indossato la maglia giallorossa.
Anche come commentatore non mi dispiace, anche se ultimamente con Sky non ho modo di ascoltarlo. meglio qualche critica, se ben argomentata, piuttosto dei crociati villapacelliani o americani
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Re: Sebino Nela
Eh sì... era una forza della natura, vederlo trascinarsi per il campo fino al ritiro dal calcio è stata una cosa veramente triste.Mario Rossi ha scritto: Il grande Francesco Rocca non si tocca, la sua generosità e la sua "romanistità" erano infinite, lasciatevelo dire da uno che all'epoca era tutte le domeniche in Curva Sud ad ammirare le sue sgroppate sulla fascia (fino a 21 anni, poi quel maledetto infortunio gli ha stroncato la carriera)
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Re: Sebino Nela
quoto oswald... di solito sento Carletto Zampa, ma quando mi è capitato di ascoltare Nela come commento tecnico non ho mai sentito cose a prescindere contro la Roma. Anzi, lo reputo imparziale e sempre con i piedi per terra che non è male!oswald ha scritto:Mah... in passato l'ho sentito diverse volte in radio, non mi è mai sembrato fazioso o smanioso di "sfondare" la Roma.
ODIO TUTTI !!!
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Re: Sebino Nela
Ce l'hanno tutti caaaaaaaa Roma, so' tutti nemici daaaaaaaaaa Roma. Anzi, so' nemici del settore Roma
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Re: Sebino Nela
CORSPORT (G. D'UBALDO) - La chiama partita. La partita della sua vita. Sebino Nela l'ha giocata e l'ha vinta. Sebino Nela è stato uno dei giocatori più amati dalla Curva della Roma, quando in quel settore pulsava il vero cuore giallorosso e quando lì sotto andavano a esultare i giocatori che condividevano con quei tifosi la stessa passione. Il cordone ombelicale che lega Nela alla Roma non è mai stato reciso. Tante volte ha sperato di rientrare, anche recentemente, nello staff dirigenziale della sua Roma.
Ci è arrivato molto vicino, quando il suo amico Rudi Voeller è diventato allenatore. Ma il tedesco è volato via dopo un mese. Sebino Nela ha combattuto una sfida terribile, contro il tumore. Otto mesi di inferno, di metastasi e di chemioterapie. Otto mesi di speranze e paure, di periodi durante i quali il fisico è stato debilitato dal bombardamento delle cure. Sebino era un idolo della Curva. «Picchia Sebino», ero lo slogan che lo accoglieva in campo, con lui che sfidava qualsiasi avversario mostrando i muscoli a petto in fuori. Lo stesso ha fatto con il tumore, lo ha sfidato e lo ha vinto. Questa è una grande storia da raccontare. Una storia che a chi scrive fa venire la pelle d'oca. Coetaneo di Sebino, calciatore diventato amico. Nela in questi giorni arriverà a Riscone, domenica sarà impegnato in una partita di beneficienza. Sarà l'occasione per ricevere l'applauso, l'abbraccio dei tifosi. Anche dei più giovani, che hanno visto le immagini di Sebino su un vecchio video o su un album delle figurine conservato dal papà.
Nela è stato uno di quei calciatori che ha segnato un'epoca. È stato un simbolo del mondo del pallone. Uno che ha avuto una dignitosissima carriera, che non è diventata formidabile solo perché è voluto restare sempre se stesso. Senza compromessi. Ha detto no ai grandi club, quando era uno dei campioni più richiesti sul mercato. Oggi è bello poter raccontare la sua storia. Una storia di coraggio, che può regalare una speranza a chi lotta contro il male.
Sebino Nela, quante partite ha vinto nella sua carriera? Quanti ricordi di imprese sui campi di calcio si porta dietro? Oggi però facciamo gli spogliatoi della partita più importante, la partita della vita.
«Sì, il calcio è ancora il mio mondo, non posso dimenticare nulla di quello che ho fatto. Lo scudetto, le coppe Italia, la Nazionale. La maglia della Roma. Ma adesso finalmente posso dire di aver sconfitto l'avversario più duro: la malattia».
I vecchi compagni sapevano, gli amici e i tifosi giornalisti pure. Ma intorno alla malattia c'è sempre un alone di discrezione e pudore, forse anche un pizzico di ipocrisia. Lei oggi ne parla con serenità.
«Domenica tornerò in campo dopo diverso tempo, ma la mia partita più importante l'ho già vinta. Ho fatto la Tac pochi giorni fa: è positiva, i valori sono tutti tornati normali. Sono stato operato a novembre e venti giorni fa ho fatto l'ultimo ciclo di chemio. Il tumore l'ho preso di petto, con grande coraggio, senza paura. Non mi sono tirato indietro, come ho fatto in tutte le partite che ho giocato da calciatore. Non sono mai uscito da un campo di calcio con il rimpianto di aver tirato indietro la gamba».
Un periodo terribile, le ansie, la paura di non farcela. Lei ha continuato a stare in mezzo alla gente, è andato anche all'Olimpico, qualche mese fa, a raccogliere gli applausi dei suoi vecchi tifosi, in una passerella sotto la Curva Sud, la sua curva. Teatro di mille successi, di imprese di una Roma che non c'è più.
«Questa è la vita, ma non mi sono mai perso d'animo. Gli esami avevano evidenziato delle metastasi, è stato necessario l'intervento chirurgico. Non c'era tempo da perdere. Adesso posso dire che è andato tutto bene. Ora voglio riposare un po', la partita è stata lunga e faticosa. L'occasione dell'amichevole di Brunico mi consentirà di fare qualche giorno di vacanza nella località dove vado da dodici anni e che mi ricorda molti momenti felici della mia carriera di calciatore. E poi c'è il richiamo della Roma, non potevo dire di no».
La sua famiglia, come una squadra, dove conta fare gruppo, dove c'è chi fa gol e chi riesce a fermare l'avversario sulla linea di porta.
«Il sostegno che ho avuto dalla mia famiglia è stato fondamentale. Senza l'aiuto che ho avuto forse avrei chiesto il cambio alla fine del primo tempo. Invece ho trovato la forza di reagire. Una feroce forza di reagire. Che cresceva giorno dopo giorno. Perché non accettavo l'idea di far soffrire le mie figlie facendo vedere loro che stavo male. Quel pensiero mi ha spinto a mettercela tutta, a cercare ogni energia dentro me stesso. A non mollare. A crederci. Il fisico ha reagito bene. Ora voglio dirlo a tutte le persone che soffrono: la famiglia è fondamentale. Non bisogna chiudersi in se stessi».
Quando ha avuto il verdetto del male è stata una brutta botta...
«Sì, una mazzata tremenda. Purtroppo è capitato a me. È stata la partita più importante, in gioco c'era la vita. Il calcio è un gioco. Un divertimento, anche se il calcio ha avuto un ruolo fondamentale per me. La partita vera è stata questa e ora posso dire che l'ho vinta io».
Lei ha dato una mano agli organizzatori per mettere insieme tanti ex campioni e dare vita alla partita amichevole di domenica.
«Ho raccolto volentieri l'invito di Roberto Muraro, ne abbiamo parlato per la prima volta in occasione di Chievo-Roma dello scorso inverno. Eravamo in tribuna, c'era ancora Franco Baldini alla Roma, era interessato per fini benefici a questo evento il procuratore di Bolzano. Quando mi hanno chiesto se potevo dare il mio contributo, ho offerto la mia disponibilità, mi fa piacere fare qualcosa che possa essere utile per chi soffre. Posso comprendere quanto sia preziosa la solidarietà».
Sarà l'occasione per rivedere vecchi amici in un momento particolare della sua vita.
«Sì, una fase importante, nella quale c'è la voglia di ricominciare. Ed è pieno di fascino anche il posto dove ci ritroveremo. Di Brunico ho tanti ricordi. Rivedere il campo dove ci allenavamo noi in quegli anni fantastici sarà una grande emozione. Stare a contatto con la squadra, conoscere il nuovo allenatore. Rivedere i tifosi, riabbracciarsi con i vecchi compagni... Qualcuno purtroppo non è potuto venire. Giannini per esempio da poco è il commissario tecnico della Nazionale del Libano. Per me sarà un tuffo al cuore. E il mio cuore è rimasto per la Roma. Adesso possiamo ripartire».
Ci è arrivato molto vicino, quando il suo amico Rudi Voeller è diventato allenatore. Ma il tedesco è volato via dopo un mese. Sebino Nela ha combattuto una sfida terribile, contro il tumore. Otto mesi di inferno, di metastasi e di chemioterapie. Otto mesi di speranze e paure, di periodi durante i quali il fisico è stato debilitato dal bombardamento delle cure. Sebino era un idolo della Curva. «Picchia Sebino», ero lo slogan che lo accoglieva in campo, con lui che sfidava qualsiasi avversario mostrando i muscoli a petto in fuori. Lo stesso ha fatto con il tumore, lo ha sfidato e lo ha vinto. Questa è una grande storia da raccontare. Una storia che a chi scrive fa venire la pelle d'oca. Coetaneo di Sebino, calciatore diventato amico. Nela in questi giorni arriverà a Riscone, domenica sarà impegnato in una partita di beneficienza. Sarà l'occasione per ricevere l'applauso, l'abbraccio dei tifosi. Anche dei più giovani, che hanno visto le immagini di Sebino su un vecchio video o su un album delle figurine conservato dal papà.
Nela è stato uno di quei calciatori che ha segnato un'epoca. È stato un simbolo del mondo del pallone. Uno che ha avuto una dignitosissima carriera, che non è diventata formidabile solo perché è voluto restare sempre se stesso. Senza compromessi. Ha detto no ai grandi club, quando era uno dei campioni più richiesti sul mercato. Oggi è bello poter raccontare la sua storia. Una storia di coraggio, che può regalare una speranza a chi lotta contro il male.
Sebino Nela, quante partite ha vinto nella sua carriera? Quanti ricordi di imprese sui campi di calcio si porta dietro? Oggi però facciamo gli spogliatoi della partita più importante, la partita della vita.
«Sì, il calcio è ancora il mio mondo, non posso dimenticare nulla di quello che ho fatto. Lo scudetto, le coppe Italia, la Nazionale. La maglia della Roma. Ma adesso finalmente posso dire di aver sconfitto l'avversario più duro: la malattia».
I vecchi compagni sapevano, gli amici e i tifosi giornalisti pure. Ma intorno alla malattia c'è sempre un alone di discrezione e pudore, forse anche un pizzico di ipocrisia. Lei oggi ne parla con serenità.
«Domenica tornerò in campo dopo diverso tempo, ma la mia partita più importante l'ho già vinta. Ho fatto la Tac pochi giorni fa: è positiva, i valori sono tutti tornati normali. Sono stato operato a novembre e venti giorni fa ho fatto l'ultimo ciclo di chemio. Il tumore l'ho preso di petto, con grande coraggio, senza paura. Non mi sono tirato indietro, come ho fatto in tutte le partite che ho giocato da calciatore. Non sono mai uscito da un campo di calcio con il rimpianto di aver tirato indietro la gamba».
Un periodo terribile, le ansie, la paura di non farcela. Lei ha continuato a stare in mezzo alla gente, è andato anche all'Olimpico, qualche mese fa, a raccogliere gli applausi dei suoi vecchi tifosi, in una passerella sotto la Curva Sud, la sua curva. Teatro di mille successi, di imprese di una Roma che non c'è più.
«Questa è la vita, ma non mi sono mai perso d'animo. Gli esami avevano evidenziato delle metastasi, è stato necessario l'intervento chirurgico. Non c'era tempo da perdere. Adesso posso dire che è andato tutto bene. Ora voglio riposare un po', la partita è stata lunga e faticosa. L'occasione dell'amichevole di Brunico mi consentirà di fare qualche giorno di vacanza nella località dove vado da dodici anni e che mi ricorda molti momenti felici della mia carriera di calciatore. E poi c'è il richiamo della Roma, non potevo dire di no».
La sua famiglia, come una squadra, dove conta fare gruppo, dove c'è chi fa gol e chi riesce a fermare l'avversario sulla linea di porta.
«Il sostegno che ho avuto dalla mia famiglia è stato fondamentale. Senza l'aiuto che ho avuto forse avrei chiesto il cambio alla fine del primo tempo. Invece ho trovato la forza di reagire. Una feroce forza di reagire. Che cresceva giorno dopo giorno. Perché non accettavo l'idea di far soffrire le mie figlie facendo vedere loro che stavo male. Quel pensiero mi ha spinto a mettercela tutta, a cercare ogni energia dentro me stesso. A non mollare. A crederci. Il fisico ha reagito bene. Ora voglio dirlo a tutte le persone che soffrono: la famiglia è fondamentale. Non bisogna chiudersi in se stessi».
Quando ha avuto il verdetto del male è stata una brutta botta...
«Sì, una mazzata tremenda. Purtroppo è capitato a me. È stata la partita più importante, in gioco c'era la vita. Il calcio è un gioco. Un divertimento, anche se il calcio ha avuto un ruolo fondamentale per me. La partita vera è stata questa e ora posso dire che l'ho vinta io».
Lei ha dato una mano agli organizzatori per mettere insieme tanti ex campioni e dare vita alla partita amichevole di domenica.
«Ho raccolto volentieri l'invito di Roberto Muraro, ne abbiamo parlato per la prima volta in occasione di Chievo-Roma dello scorso inverno. Eravamo in tribuna, c'era ancora Franco Baldini alla Roma, era interessato per fini benefici a questo evento il procuratore di Bolzano. Quando mi hanno chiesto se potevo dare il mio contributo, ho offerto la mia disponibilità, mi fa piacere fare qualcosa che possa essere utile per chi soffre. Posso comprendere quanto sia preziosa la solidarietà».
Sarà l'occasione per rivedere vecchi amici in un momento particolare della sua vita.
«Sì, una fase importante, nella quale c'è la voglia di ricominciare. Ed è pieno di fascino anche il posto dove ci ritroveremo. Di Brunico ho tanti ricordi. Rivedere il campo dove ci allenavamo noi in quegli anni fantastici sarà una grande emozione. Stare a contatto con la squadra, conoscere il nuovo allenatore. Rivedere i tifosi, riabbracciarsi con i vecchi compagni... Qualcuno purtroppo non è potuto venire. Giannini per esempio da poco è il commissario tecnico della Nazionale del Libano. Per me sarà un tuffo al cuore. E il mio cuore è rimasto per la Roma. Adesso possiamo ripartire».
scusate ma sono fatto così.principe68 ha scritto:il vero problema di Blandols è che è come quello zio che non è mai cresciuto che ti fa vedere come è bella la Playstation, tu gli chiedi se te la fa provare e lui te risponde "col cazzo"
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Re: Sebino Nela
Non lo sapevo... un abbraccio al grande Sebino.
Daje
Perdenti nel DNA
È così in tutte le città del mondo...
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Re: Sebino Nela
in bocca al lupo per la sua battaglia!!
- johmilton
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Re: Sebino Nela
Speriamo che l'abbia vinta definitivamente.stefano73 ha scritto:in bocca al lupo per la sua battaglia!!
Il Simpa della cumpa
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Re: Sebino Nela
che gli è successo?
ilmauro ha scritto: quoto, perché tutte le ragazze che ho avuto se so avvicinate loro
RomaTiAmo ha scritto:Perché sei un gran figo
Chi c’è in linea
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