Virtus Roma
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Re: Virtus Roma
Vaevictis ha scritto:È finita, dai. Gli anni della Gioventù Virtus saranno sempre nel cuore.
Sì sì, aspetto che quella merda dica qualcosa
Santiago CFO
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Re: Virtus Roma
Profonda amarezza.
Non ho capito un ciufolo della vita
paz ha scritto: Poi Danilo ha un qualcosa in più: ha quel tocco macho del bestemmiatore solitario, insomma, di chi non conosce solo le vette ardite dell'intelletto, ma anche la suburra della materialità.
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Re: Virtus Roma
Tristissimo, speravo in cuor mio che un giorno potesse divenire un ramo della As Roma
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Re: Virtus Roma
La soluzione per non far morire gli altri sport sono le polisportive... quando lo capiranno in alto sarà sempre troppo tardi. Sono tristissimo. Ho il magone.
«Si chiama "profezia dell'armadillo" qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.»
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Re: Virtus Roma
Sarebbe bastato fallire dopo la fine dello scorso campionato, riniziavi dalla promozione e qualcuno poteva rilevare il titolo. Mo, ci vorranno 600.000€ per riscattarlo... Cioè ad oggi non c'è nessuna possibilità di ripartire.
Santiago CFO
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Re: Virtus Roma
Legarsi alla Roma per cancellare la propria identità? È una soluzione che, da tifoso, non avrei accettato. Questa è una squadra blasonata, non un ramo dell'AS Roma.
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Re: Virtus Roma
Dire "un ramo" sarebbe sbagliato.. io preferisco "sotto l'ala" dell'AS Roma che non avrebbe snaturato la sua storia o il suo nome. Per me sarebbe un sogno
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Re: Virtus Roma
Non ti offendere Naesh, ma per come la vivo e l'ho vissuta questa squadra preferisco l'oblio al sentir parlare di una soluzione simile.
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Re: Virtus Roma
niente, vedo che questa cosa della AS Roma Basket è diventata una polemica su Twitter grazie a gente che di basket non s'è mai occupata... come se fosse mai stata un'opzione reale e a Pallotta qualcuno abbia impedito di fare un'offerta a Toti... già il momento è quello che è, pure 'sta monnezza tocca sorbirsi...
Santiago CFO
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Re: Virtus Roma
Tranquillo ci mancherebbe, ognuno la vive come vuole
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Re: Virtus Roma
non amo particolarmente il basket, ma sono comunque dispiaciuto anche per molti amici che vedo soffrire, voi compresi
solidarieta'
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Re: Virtus Roma
Tutti adesso si sono svegliati, una città in lutto. Ma mannaggia quel porco
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Re: Virtus Roma
Mi dispiace profondamente...
Ridicoli quelli che si lamentano ora, come se da anni non fosse nota la situazione della Virtus
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Re: Virtus Roma
Giancarlo Migliola (un nome che non dirà niente ai più, ma che significa tanto) ha pubblicato questo su FB. I più attenti (e i più anziani) riconosceranno che è un
vecchio pezzo di Coast to Coast rieditato e "aggiornato".
Virtus, ti ho amato tantissimo ed è un dolore vederti sparire così. Un dolore immenso.
Questa roba qui, però, non ce la toglierà mai nessuno.
La mia memoria si accende con le piroette di Tomassi e si spegne nel 2000 col sorriso di Tonno.
Poi, da prima grande passione della mia vita, la Virtus è diventata parte del mio lavoro...
Enrico Gilardi che contro la Philips Milano segna da metà campo e ci regala il supplementare in cui poi perdiamo di 10, i movimenti alla moviola ma sempre a canestro di George Gervin, le lacrime di gioia nella hall di un albergo di Rimini durante una gita del secondo liceo con Fulvio Polesello in tv che alza la Coppa Campioni.
Le tredici-quattordici finte consecutive di Tiziano Lorenzon sotto canestro, la quasi sempre maledette pagine 231 di Televideo con la scritta “Aggiornamenti in tempo reale” lampeggiante.
I tre canestri in faccia di Ricky Mahorn a Darryl Dawkins in una gara3 decisiva dei playoff, lo schiaccione rovesciato di Marco Solfrini al Palatrussardi che zittisce il pubblico milanese.
La difesa di Michael Cooper che non fa mai toccare il pallone a Richardson negli ultimi 3’ di una partita incredibile vinta in rimonta contro la Knorr, i gilet di Valerio Bianchini, le pistole, gli inchini e le smorfie di Davide Ancilotto.
Il gesto dell’ombrello di Pupi Premier contro tutto il Palaeur, Franco Lauro speaker della Virtus, l’applauso di ringraziamento alla stagione della Teorematour ’94/’95 nella sua ultima apparizione al Palaeur.
Il secondo tempo di Phonola Roma-Glaxo Verona del ’88/’89, il canestro da venti metri di Riccio Ragazzi contro Caserta, la pelata di Phil Hicks, la trasmissione radiofonica pomeridiana di Antonietta Baistrocchi, Scott May che rientra di corsa negli spogliatoi con il braccio rotto, le iniziative “offensive” di Clarence Kea.
“Sgabello” Vargas per vie delle tre gambe…, le attese infinite davanti al cancello R, gli sfondamenti presi da Israel Andrade, l’inno de “Il Messaggero”, gli storni criminali che volteggiavano sopra al Palaeur.
Il tiro da tre di Donato Avenia sulla sirena che si spegne sul ferro e tiene in vita la Benetton, un pomeriggio irreale di fine estate a Mestre per un funerale, la follia di Coast to Coast.
Kenny Payne che secondo il mio vicino era “l’unico americano nero de famija ricca, questo gioca per hobby”, lo sguardo fiero di Steve Henson, lo sguardo perso di Dino Radja al cospetto della mole di Dawkins.
I passaggi mozzafiato di Leo Rautins, Hugo Sconochini che vince da solo una partita e rivolto alla curva si batte il petto.
Pero Skansi che fa allenare la Virtus il giorno di Natale, il parcheggio al Fungo, la retrocessione in A2 vissuta per radio da Reggio Calabria, la pagina di Televideo che annuncia “Con Corbelli Roma ritrova il basket di A1”, la chioma bianca di Eliseo Timò nella prima fila di parterre.
Claudio Capone impazzito contro il Granada al Palazzetto, la zampata dall’angolo di Gianni Bertolotti contro il Barcellona nella finale di Ginevra, la classe cristallina di Mike Bantom, le ricezioni problematiche di Elvis Rolle.
Lo sconcerto seguito alla prima visione del cubo nel Palaeur, le acrobazie di Brian Shaw, le incognite di Gary Plummer, le crisi di astinenza dei mesi estivi, i tiri liberi di Davide Croce, “Jump” dei Van Halen all’ingresso in campo del “Banco”.
Lo striscione “Busca deve da gioca’”, le tante trasferte perse di un punto con il viaggio di ritorno in religioso silenzio, le 475.000 lire elargite al Messaggero per un posto accanto (se non dietro) a centinaia di biglietti-omaggio.
Gli airball da tre metri di Marco Ricci, le confezioni di caffé Splendid in omaggio all’ingresso.
Le accelerazioni incontenibili di Larry Wright, “A Premier, sei più lento de una barca a vela”, sentito una volta urlato da un genio capitolino.
R.I.P.
vecchio pezzo di Coast to Coast rieditato e "aggiornato".
Virtus, ti ho amato tantissimo ed è un dolore vederti sparire così. Un dolore immenso.
Questa roba qui, però, non ce la toglierà mai nessuno.
La mia memoria si accende con le piroette di Tomassi e si spegne nel 2000 col sorriso di Tonno.
Poi, da prima grande passione della mia vita, la Virtus è diventata parte del mio lavoro...
Enrico Gilardi che contro la Philips Milano segna da metà campo e ci regala il supplementare in cui poi perdiamo di 10, i movimenti alla moviola ma sempre a canestro di George Gervin, le lacrime di gioia nella hall di un albergo di Rimini durante una gita del secondo liceo con Fulvio Polesello in tv che alza la Coppa Campioni.
Le tredici-quattordici finte consecutive di Tiziano Lorenzon sotto canestro, la quasi sempre maledette pagine 231 di Televideo con la scritta “Aggiornamenti in tempo reale” lampeggiante.
I tre canestri in faccia di Ricky Mahorn a Darryl Dawkins in una gara3 decisiva dei playoff, lo schiaccione rovesciato di Marco Solfrini al Palatrussardi che zittisce il pubblico milanese.
La difesa di Michael Cooper che non fa mai toccare il pallone a Richardson negli ultimi 3’ di una partita incredibile vinta in rimonta contro la Knorr, i gilet di Valerio Bianchini, le pistole, gli inchini e le smorfie di Davide Ancilotto.
Il gesto dell’ombrello di Pupi Premier contro tutto il Palaeur, Franco Lauro speaker della Virtus, l’applauso di ringraziamento alla stagione della Teorematour ’94/’95 nella sua ultima apparizione al Palaeur.
Il secondo tempo di Phonola Roma-Glaxo Verona del ’88/’89, il canestro da venti metri di Riccio Ragazzi contro Caserta, la pelata di Phil Hicks, la trasmissione radiofonica pomeridiana di Antonietta Baistrocchi, Scott May che rientra di corsa negli spogliatoi con il braccio rotto, le iniziative “offensive” di Clarence Kea.
“Sgabello” Vargas per vie delle tre gambe…, le attese infinite davanti al cancello R, gli sfondamenti presi da Israel Andrade, l’inno de “Il Messaggero”, gli storni criminali che volteggiavano sopra al Palaeur.
Il tiro da tre di Donato Avenia sulla sirena che si spegne sul ferro e tiene in vita la Benetton, un pomeriggio irreale di fine estate a Mestre per un funerale, la follia di Coast to Coast.
Kenny Payne che secondo il mio vicino era “l’unico americano nero de famija ricca, questo gioca per hobby”, lo sguardo fiero di Steve Henson, lo sguardo perso di Dino Radja al cospetto della mole di Dawkins.
I passaggi mozzafiato di Leo Rautins, Hugo Sconochini che vince da solo una partita e rivolto alla curva si batte il petto.
Pero Skansi che fa allenare la Virtus il giorno di Natale, il parcheggio al Fungo, la retrocessione in A2 vissuta per radio da Reggio Calabria, la pagina di Televideo che annuncia “Con Corbelli Roma ritrova il basket di A1”, la chioma bianca di Eliseo Timò nella prima fila di parterre.
Claudio Capone impazzito contro il Granada al Palazzetto, la zampata dall’angolo di Gianni Bertolotti contro il Barcellona nella finale di Ginevra, la classe cristallina di Mike Bantom, le ricezioni problematiche di Elvis Rolle.
Lo sconcerto seguito alla prima visione del cubo nel Palaeur, le acrobazie di Brian Shaw, le incognite di Gary Plummer, le crisi di astinenza dei mesi estivi, i tiri liberi di Davide Croce, “Jump” dei Van Halen all’ingresso in campo del “Banco”.
Lo striscione “Busca deve da gioca’”, le tante trasferte perse di un punto con il viaggio di ritorno in religioso silenzio, le 475.000 lire elargite al Messaggero per un posto accanto (se non dietro) a centinaia di biglietti-omaggio.
Gli airball da tre metri di Marco Ricci, le confezioni di caffé Splendid in omaggio all’ingresso.
Le accelerazioni incontenibili di Larry Wright, “A Premier, sei più lento de una barca a vela”, sentito una volta urlato da un genio capitolino.
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